Americani alle urne per un referendum su Barack Obama. Da sempre le elezioni di Midterm negli Stati Uniti danno voce al giudizio degli elettori sui primi due anni di mandato del capo della Casa Bianca. Il voto di oggi 2 novembre non fa eccezione: al di là del significato locale delle elezioni, a vincere, o a perdere, è per primo il presidente.
La posta in gioco è alta: il rinnovo dell’intera Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato - i due rami del Congresso - determina di fatto il percorso politico della Casa Bianca nella seconda metà del mandato. Si eleggono anche 37 governatori su 50.
Se si confermerà la maggioranza democratica che ha eletto il presidente, la strada nella seconda metà del mandato di Obama sarà in discesa. Se invece, come sembra, vincerà l’opposizione repubblicana, l’inquilino dello Studio Ovale rischierà di diventare una “lame duck”, l'anatra zoppa che non riesce a far approvare le sue politiche da un Congresso numericamente ostile.
Il rischio per Obama, insomma, è di ritrovarsi con le mani legate. Senza dimenticare che una svolta duratura della politica nazionale, oltre che locale, può arrivare dalla scelta dei governatori dei 37 Stati in palio