di Valerio Ruggiero
Nuova tappa del negoziato sulla lotta all’effetto serra. Due settimane di lavori al vertice a Bonn della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenteranno di integrare l’accordo deludente raggiunto alla Conferenza di Copenaghen lo scorso dicembre.
L’obiettivo è far avanzare il difficile dialogo tra Paesi ricchi e poveri, industrializzati ed emergenti verso un’intesa al vertice di fine anno a Cancun, in Messico, capace di realizzare un’efficace azione comune contro il cambiamento climatico. Gli ostacoli sono molti, e la crisi economica che continua ad attraversare il mondo, se da un lato rappresenta un’occasione per voltare pagina, dall’altro di certo non aiuta ad investire ingenti risorse sul clima e sull’ambiente.
“Giugno sarà un mese cruciale”, spiega a Televideo Maria Grazia Midulla, responsabile WWF Italia per energia e clima, in partenza per la Germania. “Ci saranno due appuntamenti importanti. I negoziati di Bonn sul clima e poi, a fine mese, il G8-G20 in Canada. I due momenti sono collegati, perché per ripartire sul clima ci vuole molto lavoro da parte dei negoziatori, da una parte, e un impulso politico dall’altra. La crisi economica sta creando l’occasione di far partire l’economia a basso contenuto di carbonio, la ‘nuova economia’; ma perché questo accada ci vogliono accordi e regole, e soprattutto un impulso al livello internazionale. Spero che a Bonn ci sia un’atmosfera più fattiva e si recuperi un clima di fiducia, che purtroppo a Copenaghen non c’è stato”.
A Copenaghen i Paesi ricchi promisero stanziamenti per aiutare i Paesi poveri ad affrontare la sfida del cambiamento climatico. A che punto siamo?
“Gli stanziamenti di Copenaghen sono sicuramente un primo passo, anche se probabilmente non saranno sufficienti. Noi chiediamo soprattutto che i paesi sviluppati mantengano le promesse sulla prima fase, quella dei soldi da dare immediatamente per dare un impulso sia all’adattamento, sia ai primi piani nei Paesi in via di sviluppo. Tutto ciò è legato al G8, perché questi impegni vanno assolutamente confermati, anche nel quadro delle scelte relative alla ‘nuova economia’ a basso contenuto di carbonio”.
Che prospettive ci sono perché a Cancun, a fine anno, si arrivi a un accordo vincolante ed efficace nella lotta al cambiamento climatico?
“Credo che Copenaghen ci abbia mostrato che è necessario ricreare un clima di fiducia, che veda non solo i negoziatori ma anche i governi e i capi di stato protagonisti. A Cancun vanno almeno messe in sicurezza alcune parti dell’accordo, piuttosto che pensare a un accordo complessivo subito su tutto, che può essere difficoltoso. Bisogna prendere l’impegno di raggiungere l’accordo entro l’anno prossimo, ma a Cancun noi ci aspettiamo che almeno sulle foreste e sui piani di decarbonizzazione si raggiungano delle intese precise. Abbiamo un po’ modificato le nostre attese anche in relazione a quanto è successo a Copenaghen l’anno scorso: il problema è stato che si è speso un anno in attesa della grande scadenza e non si è fatto nessun progresso. Noi crediamo invece che si debbano fare dei piccoli passi ma che i progressi debbano essere reali e costanti durante l’arco di questi due anni”.
Quindi un percorso a tappe
“Esatto. E’ una cosa che avevamo già denunciato durante il G8 Ambiente di Siracusa: il rischio di perdere del tempo prezioso. C’erano tutte le carte sul tavolo e nessuno che le scopriva. Crediamo sia molto meglio mettere in sicurezza della parti di un accordo per poi arrivare all’accordo finale l’anno prossimo in Sudafrica”.