Prince of Persia:le sabbie del tempo

di Sandro Calice


PRINCE OF PERSIA: LE SABBIE DEL TEMPO

di Mike Newell, Usa 2009 (Walt Disney Pictures)
Jake Gyllenhaal, Gemma Arterton, Ben Kingsley, Alfred Molina, Toby Kebbell, Reece Ritchie, Ambika Jois, Richard Coyle, Gísli Örn Garðarsson, Dave Pope, Daud Shah, Selva Rasalingam, Ronald Pickup, Steve Toussaint, Thomas DuPont.

La storia dei film tratti da videogiochi, da Tomb Raider a Resident Evil, da Silent Hill a Final Fantasy, non è propriamente fatta di momenti brillanti. Mediamente si è trattato di discreti prodotti di genere, apprezzati soprattutto dagli appassionati. “Prince of Persia” è uno dei padri dei moderni videogames, ma il film non fa molto meglio dei suoi predecessori.

Nella Persia del VI secolo, Dastan (Gyllenhaal) è un orfano che vive di espedienti. Per difendere un amico che aveva rubato una mela, Dastan rischia il taglio della mano, ma il saggio e lungimirante Re Sharaman intravede in lui una nobiltà d’animo e una scintilla regale, e decide di farlo crescere insieme ai suoi figli Tus e Garsiv. Dastan diventa un guerriero esperto, rispettato dai fratellastri e dallo zio Nizam (Kingsley), fratello e consigliere del Re. Fino al giorno in cui Nizam convince il primogenito Tus ad attaccare la città sacra di Alamut, che fabbricherebbe armi per I nemici dell’impero. In realtà Alamut, governata dalla bella principessa Tamina (Arterton), nasconde un tesoro di inimmaginabile valore e potere. Tutto precipita. La città viene conquistata, ma Re Sharaman viene assassinato. Viene accusato Dastan, che fugge nel deserto insieme con Tamina: due giovani diversi, lontani tra di loro, ma che dovranno allearsi per dimostrare l’innocenza di Dastan e salvare il mondo.

Jordan Mechner, l’inventore nel 1989 del videogioco che è davvero un culto per gli appassionati, ha partecipato alla sceneggiatura del film, che in realtà prende spunto dal “capitolo” del 2003 più che da quello originale. L’accoppiata fabbrica-blockbuster Disney-Bruckheimer (“Pirati dei Caraibi”) e la mano eclettica di Mike Newell (“Quattro matrimoni e un funerale”, “Donnie Brasco”, “Harry Potter e il calice di fuoco”) assicurano una qualità minima sindacale al film. C’è molta azione, anche se le scene di combattimento risentono del fatto che Newell è più a suo agio coi piani stretti e coi dettagli. Ci sono i giusti effetti speciali. C’è la costruzione “a livelli” tipica del videogioco, con le situazioni e i nemici che aumentano di difficoltà. E c’è pure qualche divertente e vago accenno all’attualità (lo sceicco che si lamenta delle difficoltà economiche dei piccoli imprenditori e soprattutto l’invasione di una città accusata di possedere armi - di distruzione di massa? - che poi non si trovano). Insomma, gli elementi per una “partita” spensierata ci sono tutti, basta non aspettarsi molto di più. Una nota sugli attori: Gyllenhall è perfettamente credibile in questo ruolo muscolare e acrobatico, ma ironico. E Gemma Arterton è il primo piano più incantevole e sensuale degli ultimi tempi, la prossima grande “diva del momento”.