Atlante delle crisi


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La contesa tra coalizioni etniche

Due schieramenti, un solo vero leader meles_zenawi_296

A fare la parte del leone nella contesa politica è il Fronte popolare rivoluzionario democratico dell'Etiopia, che nel '91 spodestò il dittatore Menghistu e da allora ha vinto tutte le elezioni.

L'Eprdf è una coalizione di 4 partiti etnici di ispirazione socialdemocratica dominata dal Fronte di liberazione del Tigray (Nord, 7% della popolazione) cui appartiene Meles.

Vi si affiancano l'Organizzazione democratica degli Oromo (centro-sud, 35% della popolazione), il Movimento demo- cratico Amhara (centro-nord, 38% della popolazione) e il Movimento democratico del Sud (altre etnie,5% degli abitanti)

Anche il Medrek,principale forza di opposizione, è una coalizione di partiti, di cui alcuni etnici.Di questi, il maggiore è l'Uedf (Unione democratica del- le Forze etiopi), guidato da Merera Gudina, giunto terzo alle ultime elezioni.

Il Medrek propone un nuovo modello di sviluppo,che non si basi più sull'agricoltura ma sull'industria e sui servizi. Contrasta gli accordi sulla delimitazione del confine con l'Eritrea, chiede il pieno ritorno all'Etiopia della cittadina di Badme e l'usufrutto del porto eritreo di Assab.

Gli altri partiti si presentano divisi e con scarse probabilità di successo.

Leader del Paese da 19 anni,Meles Zenawi entra in politica quale capo della guerriglia che si oppone al regime del "terrore rosso" di Menghistu.

Dopo la rivoluzione del 1991, a 36 anni viene eletto presidente. La conquista del potere si rafforza però nel 1995, con la nomina a primo ministro, carica che detiene tuttora. Acqua ed elettricità per tutti, meno aiuti ma più investimenti dall'estero le sue priorità. In agricoltura, però, le terre restano di proprietà esclusiva dello Stato.

Benché abbia espresso il desiderio di lasciare la guida dell'Eprdf, la coalizione lo ha riconfermato l'anno scorso.

La figura di spicco dell'opposizione è Merera Gudina, fondatore del Congresso Nazionale Oromo (Onc), che si batte per l'autodeterminazione del suo popolo.

La forte appartenenza etnica non gli consente di emergere come alternativo a Meles. Lo stesso vale per altri leader, a cominciare dall'amhara Hailu Shawul, debilitato dall'arresto dopo il voto del 2005 e dal successivo sciopero della fame che lo portò vicino alla morte.

Per molti, la vera leader dell'opposizione è Birtukan Mideksa,prima graziata e poi condannata all'ergastolo per i disordini del 2005 e ritenuta una sorta di "Suu Kyi etiope".

Lo scenario più probabile del dopo-voto vede l'Eprdf bissare il ragguardevole successo di cinque anni fa, fermandosi appena sotto i due terzi dei seggi.

L'assegnazione di un cospicuo numero di deputati convincerebbe la coalizione Medrek a prendere parte al dibattito politico. L'opposizione scaturita dalle urne nel 2005 boicottò i lavori parlamentari in segno di protesta contro un voto a sua detta falsato dai brogli.

Ora il Medrek sembra invece orientato a frequentare l'Aula e preparare una strategia in prospettiva delle elezioni del 2015, che potrebbero portare a una svolta nel segno dell'alternanza.

Lo scenario più temuto dagli analisti è una vittoria schiacciante dell'attuale maggioranza, che potrebbe sfociare in nuove accuse di brogli e proteste.

Il ripetersi di episodi come quelli del 2005 metterebbe l'Occidente nelle difficili condizioni di dover decidere se continuare a erogare aiuti a scatola chiusa, pur davanti all'evidenza di un'Etiopia sempre fedele alleata, ma non pienamente democratica.

Improbabile l'ipotesi di una vittoria del Medrek, cui manca un vero leader, tanto che in campagna elettorale non ha definito chiaramente quale sia il suo candidato alla carica di premier.