Le malattie cardiovascolari sono ancora considerate, a torto, un problema soprattutto maschile, perché, fino ai 65 anni, l'uomo è 5 volte più a rischio della donna di patologie cardiache e delle arterie. Il cuore femminile è dunque spesso trascurato non solo dalle donne, ma anche dai medici. A lanciare l'allarme sono proprio le cardiologhe, protagoniste del Congresso internazionale Heart Failure&Co di Milano, che per celebrare la sua decima edizione si tinge di rosa.
Il simposio è promosso da Francesco Donatelli, professore ordinario di Cardiochirurgia dell'universitaà di Milano e direttore del dipartimento Cardiovascolare Irccs MultiMedica, da Edoardo Gronda, responsabile dell'Unità di cardiologia clinica dell'Irccs MultiMedica, e da Luigi Padeletti, ordinario di Cardiologia e direttore della Scuola di specializzazione in Cardiologia dell'università di Firenze. All'incontro partecipano oltre 250 specialisti provenienti da tutto il mondo, ma i relatori sono quasi tutti donne.
"Fino a oggi lo studio della malattia coronarica e dei suoi fattori di rischio ha interessato prevalentemente gli uomini - spiega Donatelli - e questo soprattutto per la maggiore frequenza della patologia, che compare più precocemente rispetto alla donna. Si tratta, però, di una grave sottovalutazione, perché nella società moderna il ruolo della donna è profondamente mutato e, anche per lei, le malattie cardiovascolari sono diventate oggi il 'killer' numero uno. Basti pensare che, in ambito cardiovascolare, si rileva ancora una carenza di dati, perché solo il 22% dei trial clinici è stato condotto sulle donne. Oggi, invece, abbiamo la necessità di promuovere studi clinici condotti ad hoc, perché la patologia cardiovascolare è diversa rispetto agli uomini, sia nella sintomatologia, che nella diagnosi e nel trattamento. E per questo è necessario dare a tutte le donne risposte terapeutiche adeguate".
A fare la differenza tra il cuore della donna e quello dell'uomo non sono solo la biologia, l'ambiente, i fattori psicosociali e di rischio, ma anche una sintomatologia tipicamente femminile, che fa registrare un maggior numero di avvisaglie nei casi di infarto. Come per esempio, la tendenza tutta femminile ad avere un dolore al petto 'atipico', invece del 'classico' dolore al torace o al braccio sinistro, accompagnato anche da nausea, affaticamento e sofferenza della schiena. Ancora troppo spesso, però, i medici e le pazienti non sanno riconoscere questi sintomi specifici del genere femminile, attribuendo l'origine di un forte dolore toracico più a fattori emotivi che a possibili cause cardiache.
Padeletti sottolinea come in Italia muoiano, ogni anno, 120.000 donne per malattie cardiovascolari. L'infarto acuto del miocardio uccide da solo circa 33.000 donne l'anno, una cifra tre volte superiore rispetto alla mortalita' dovuta al tumore al seno. E i 'nemici' della salute cardiovascolare femminile variano a seconda delle diverse aree geografiche. Se al Nord, infatti, il principale fattore di rischio e' lo stress da lavoro, al Sud è la sedentarietà. Un recente screening sulle donne milanesi ha messo in luce che, nonostante l'attenzione alla linea (7 donne su 10 hanno un indice di massa corporeo normale) e alla corretta alimentazione (9 su 10 consumano frutta e verdura e il 60% pesce), lo stress sociale (31%), il fumo, la scarsa attività fisica e il diabete (39%), insieme al fattore ereditario (38%), sono i principali campanelli d'allarme per la salute del loro cuore.
"Oggi le cause principali dei problemi cardiaci sono in larga parte prevedibili - afferma Gronda - ma è necessario che le donne smettano di sottovalutare le patologie cardiovascolari, ma imparino a conoscerle, e considerarle, come alcune forme di tumore tipicamente femminili. Sviluppando una nuova attenzione per la prevenzione primaria, con l'adozione di stili di vita più sani, e secondaria, sottoponendosi a screening per la diagnosi precoce. Da parte degli specialisti, invece, è auspicabile una sempre maggiore considerazione delle particolari caratteristiche genetiche, evolutive, sociali e psico-affettive delle donne che, attraverso studi mirati, consentano di identificare nuovi percorsi terapeutici, adeguati al profilo cardiovascolare della paziente donna".