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EXCLUSION, il dolore di essere invisibili

 

Nel cybermondo l’EXCLUSION è l’esclusione intenzionale di un soggetto, a opera di un aggressore, da un gruppo online (“lista di amici”), post, game interattivo o da altri ambienti protetti da password. L’azione viene spesso indicata anche con la parola BANNARE, cioè bandire nel senso di impedire a una persona di comunicare con altri utenti appartenenti alla stessa chat o ad un altro ambiente online a cui si accede soltanto se in possesso di una password, di un invito o di un’autorizzazione. È questa una delle tecniche più subdole del cyberbullismo in quanto, anche se non sono presenti violenza fisica o offesa verbale, la vittima buttata fuori dal mondo virtuale spesso viene esiliata dal gruppo anche nel mondo reale impedendogli di partecipare alla vita sociale dei suoi coetanei. Questa nuova forma di esclusione ha delle conseguenze devastanti, soprattutto nel mondo dei giovani, particolarmente attenti al numero dei contatti e delle visualizzazioni dei post, che garantiscono loro popolarità e, di conseguenza, potere. Lo scopo dell’exclusion non è soltanto quello di impedire alla vittima di partecipare a un evento, a un gioco o a una festa ma di spingerla alla solitudine, all’isolamento e all’inesistenza.

 

Anche non invitare un compagno al gruppo di classe su WhatsApp, non rispondere ai suoi messaggi o fare in modo che su Facebook nessuno accetti la sua proposta di amicizia significa impedirgli la socialità, minare la sua autostima perché non ritenuto degno o al pari degli altri, renderlo vulnerabile e, spesso, condannarlo alla depressione. È importante sottolineare però che l’azione del bullo, che in questo modo evita denunce per molestie fisiche pur colpendo gravemente la sua vittima, può essere resa inefficace dal comportamento del resto del gruppo, perché senza complicità il suo atto non ha effetto!