Televideo


Stampa

Autismo: cosa sono lo “spettro autistico” e il DSM

 

Per capire bene la definizione dello spettro autistico bisogna anzitutto conoscere cosa sia il DSM ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (sigla DSM derivante dall'originario titolo dell'edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders). 

 

Il DSM è attualmente uno dei sistemi diagnostici per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzati da psichiatri, psicologi e medici di tutto il mondo.  L’ultima versione, ovvero il DSM-5, riunisce in un’unica categoria diagnostica tutti i sottotipi dei disturbi dello sviluppo introducento il termine “spettro”.  Ciò vuol dire che il termine “spettro autistico” ingloba tutte le pregresse sindromi inclusa quella di Asperger. 

 

Non solo ma nella precedente definizione (DSM-4) l’approccio diagnostico era “categoriale”: per fare diagnosi contava la “presenza” di un sintomo in una categoria. Nel DSM-5 invece l’approccio diagnostico passa da “categoriale” a “dimensionale”: l’aspetto cruciale non è più il “numero” di sintomi bensì la loro GRAVITA’ (dimensione) ovvero il livello di gravità che determina una compromissione nel quotidiano. 

 

Immaginate un mixer con vari livelli di regolazione a cui corrisponde un’area: quella sensoriale, il linguaggio, la socialità, le routine ecc. Ogni area può avere intensità diverse per cui in alcune aree si può performanti ed in altre esserlo molto meno. La combinazione può essere infinita. 

 

Ogni persona autistica, avrà la sua configurazione e presenterà una diversa intensità dello stesso “sintomo”. Questa intensità (dimensione) e questa variabilità viene riassunta nel termine “spettro”.

 

In collaborazione con ScopriAMO l'Autismo APS www.scopriamolautismo.it