In programma dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 a Dubai, negli Emirati Arabi.
Sta per iniziare la ventottesima Conferenza delle Parti, la COP28. In queste conferenze si riuniscono migliaia di persone tra delegati governativi, rappresentanti dell’ONU, osservatori appartenenti ad Organizzazioni Non Governative e giornalisti.
Per capirne gli obiettivi, occorre risalire alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici firmata da 196 governi nel 1992. Essa indicava gli obiettivi da raggiungere, senza ancora dettagliare quali azioni si sarebbero dovute intraprendere. Da allora, le COP si riuniscono per accordarsi sulla strada da percorrere.
Trovare accordi è complesso e impegnativo, e spesso occorrono diversi anni di contrattazioni prima di giungere a significativi punti fermi condivisi, come successe col Protocollo di Kyoto del 1997 e con il Trattato di Parigi del 2015. La COP27 dell’anno scorso riuscì a stabilire un fondo di compensazione per paesi in via di sviluppo - che subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici senza averli provocati - ma giunse a risultati limitati in riferimento alla stabilizzazione dei gas serra in atmosfera. Quest’anno quindi si ripartirà da questo punto e vedremo solamente in un tempo successivo dove si arriverà.
Parte del mondo scientifico partecipa alle COP con lo scopo di fornire elementi chiari sulla questione del cambiamento climatico, che possano guidare i delegati governativi verso la stipula degli accordi. Può essere importante ad esempio chiarire questioni apparentemente contraddittorie, come il fatto che allo stesso tempo, oltre al riscaldamento globale, l’aumento dei gas serra in atmosfera possa favorire sia l’intensificazione delle piogge estreme che l’inasprimento dei periodi di siccità.
La comunità scientifica è quindi chiamata ad un compito di estrema rilevanza: capire le questioni più urgenti, dare risposte, indicare vie da percorrere e spiegare relazioni. Ma non solo: comunicare nel modo più efficace la questione del riscaldamento globale e le migliori risposte al problema dei fenomeni climatici estremi.
Le interconnessioni tra atmosfera, ghiacci, oceani, rocce, ed esseri viventi, oltre a generare le condizioni per la nostra stessa esistenza, rendono infatti il sistema climatico ricco di complessità. E’ quindi fondamentale continuare a osservarlo e studiarlo per meglio comprenderlo. Come stiamo facendo all’Università di Milano - Bicocca, dove sono state intraprese diverse azioni raccolte nel progetto TECLA: Terra, Clima e Ambiente, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Progetti Dipartimenti di Eccellenza). E’ importante tuttavia che il lavoro e il sapere del mondo scientifico si riverberi sulla vita di ognuno di noi, ospiti temporanei e custodi per le prossime generazioni di questo pianeta, in modo da creare contatti e relazioni con l’ambiente consapevoli, generando conoscenza, fascino e meraviglia. Il maggior rispetto ne sarà una conseguenza inevitabile.