Carceri


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Morti in cella, emergenza quotidiana

Sono 46 i suicidi dall'inizio dell'anno

È ormai trascorso più di un mese dal messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla questione carceraria, pronunciato dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che condanna l'Italia a pesanti sanzioni a causa del malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano. Nel messaggio il Presidente denunciava la situazione inumana delle carceri italiane, e la situazione della giustizia a essa collegata, ma di carcere si continua a morire. Sono 46 i detenuti che si sono tolti la vita da inizio anno, l’ultimo, sabato, a Benevento. Lo scorso anno sono stati 50 (37 da gennaio ad agosto); nel 2005 sono stati 57 (36 da gennaio ad agosto) e nel 2004 sono stati 52 (33 da gennaio ad agosto). Il tasso più elevato lo si è registrato nel 2001: 69 suicidi.

Una giustizia troppo lenta e che sembra non abbia rispetto dei diritti umani fondamentali, tanto per l'irragionevole durata dei processi (violazione art.6 della Convenzione Europea sui diritti dell'Uomo) quanto per i trattamenti inumani e degradanti (violazione art. 3 della stessa Convenzione) a cui sottopone i suoi cittadini detenuti. Secondo i numeri del Dap, infatti, il numero complessivo di detenuti è pari a 64.323 unità, a fronte di una capienza di 47.668 posti letto. Di diverso avviso il Sappe, secondo il quale la capienza è di circa 10mila unità inferiore.

La questione più preoccupante riguarda però l'elevato numero di detenuti in attesa di primo giudizio, appellanti e ricorrenti, equivalente al 37,85% del totale della popolazione carceraria complessiva. Questo dato sfiora il 44% se si considera la sola popolazione straniera detenuta.

Altra preoccupazione è quella del numero di tossicodipendenti in carcere: "L'Italia è uno tra i paesi al mondo che ha la percentuale più alta di consumatori di sostanze in carcere - denuncia Felice Nava, responsabile della sanità penitenziaria di Padova e dirigente di Federserd - attualmente circa il 30% dei 66 mila detenuti sono consumatori di sostanze stupefacenti, percentuale che raggiunge il 50% tra i 27 mila detenuti in attesa di giudizio. Portando queste persone fuori dai penitenziari e nelle comunità, quindi, si risolverebbe il problema del sovraffollamento e si risparmierebbe". Il fenomeno della tossicodipendenza nelle carceri italiane è tornato alla ribalta anche a causa di recenti decessi, a Trento e a Napoli, di due detenuti, i cui casi sono stati denunciati a gran voce dai familiari.

Vi è infine la questione delle tante patologie cliniche diffuse nelle carceri, come evidenziato dal presidente della Simspe (Società italiana di medicina e sanità penitenziaria), Roberto Monarca: "Il carcere è un concentratore di patologie perché raccoglie e mette insieme popolazioni che arrivano da zone a elevato rischio di patologie infettive, con altri soggetti sani. Ci sono situazioni cliniche che non sono compatibili con il regime di detenzione, come ad esempio la dialisi, le patologie oncologiche, i trapiantati, ma anche i disturbi alimentari. E il magistrato, dopo aver visionato la valutazione del medico, decide in base alla pericolosità del soggetto le possibili alternative: arresti domiciliari, reparti ospedalieri detentivi o il ricovero in centri specializzati".

Il Ministro Annamaria Cancellieri, che ha definito l'amnistia un "imperativo categorico morale", sta introducendo i primi cambiamenti: entro aprile l'80% dei detenuti potrà trascorrere otto ore fuori dalla cella, ha annunciato in un recente convegno sul sistema carcerario a Milano. Il ministro ha evidenziato che i detenuti devono essere messi in condizione di lavorare e svolgere attività sportive e culturali per sviluppare un percorso di rieducazione che consenta loro di "uscire dal carcere migliori di come sono entrati". Nel corso dell'intervento, il ministro ha auspicato l'istituzione di un "garante nazionale dei detenuti" e la creazione di "sportelli legali" all'interno delle carceri, sportelli attualmente presenti solo a Roma, Firenze e Milano.