di Rodolfo Ruocco
Matteo Renzi accelera. Comincia a segnare la cesura tra il “vecchio” e il “nuovo” Pd. Il primo è il partito guidato da Guglielmo Epifani, sostenuto da Bersani e D’Alema, schierato in difesa del governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta. Il secondo, il Pd “nuovo”, è quello suo, quando molto probabilmente verrà incoronato segretario nelle elezioni primarie dell’8 dicembre.
Come sarà? Il giovane “rottamatore” fa l’esempio del caso di Annamaria Cancellieri, la ministra della Giustizia, che ha riottenuto la fiducia della Camera. Ha spiegato a Unomattina su Rai Uno: “La Cancellieri ha fatto la sintesi perfetta dicendo che il vecchio Pd l’avrebbe salvata e alla fine l’ha salvata. Il nuovo Pd credo che non difenderà più casi di questo genere”. Renzi ha avvertito: “Da segretario avrei suggerito la sfiducia”. Tutta la maggioranza di larghe intese ha votato alla Camera contro la sfiducia ad Annamaria Cancellieri, la tecnica al ministero della Giustizia fortemente sostenuta da Giorgio Napolitano e dal presidente del Consiglio. Contro la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle hanno votato, dopo un durissimo scontro interno, anche i deputati del Pd. Hanno detto sì a confermare la fiducia, per “disciplina di partito”, anche i deputati vicini a Renzi e a Pippo Civati, un altro candidato alla segreteria. La spaccatura nel Pd è stata netta: da una parte Letta, appoggiato dal segretario uscente Epifani, e dall’altra Renzi. Il presidente del Consiglio è stato chiaro parlando all’assemblea dei deputati democratici prima del voto: “Votare la sfiducia al ministro significa votare la sfiducia al governo”. Così, per evitare la crisi dell’esecutivo guidato da uno dei giovani leoni democratici, il “vecchio” Pd ha scelto di sostenere la Cancellieri.
La ministra è sotto accusa per le telefonate intercettate con i Ligresti, la famiglia d’imprenditori finita nella bufera giudiziaria per lo scandalo della società di assicurazione Fonsai. Sulla testa della ministra della Giustizia non sono piovuti né reati né ipotesi di reati, ma in molti nel Pd, in testa Renzi, avevano chiesto le sue dimissioni per un problema di opportunità politica. Il “rottamatore” del vecchio gruppo dirigente del Pd è stato durissimo: la Cancellieri “ha scritto una brutta pagina dando l’impressione che la legge non è uguale per tutti”. Così il governo Letta-Alfano traballa. Lo stesso Epifani, che pure ha invitato a votare in favore della Cancellieri, ha commentato: “Ora il governo è più debole”. Letta, sostenuto dal presidente della Repubblica, punta a governare fino al 2015 per affrontare l’emergenza occupazione ed “agganciare” la ripresa economica. Napolitano ha sollecitato l’Italia alla “massima coerenza e fermezza, viste le incognite e gli impegni”. Ma non sarà facile. Renzi è dato per vincente nella corsa alla segreteria del Pd con il 53% dei voti nelle primarie, da un sondaggio realizzato per Agorà (Rai Tre), contro Cuperlo (18%), Civati (11%) e Pittella (2%). Non vede come una catastrofe una crisi del governo di larghe intese e le elezioni politiche anticipate. Non fa mistero di ambire a candidarsi anche a Palazzo Chigi, una volta salito sul ponte di comando del Pd, se si andrà a votare. Renzi lancia la sfida del “nuovo” Pd al “vecchio” partito. Ora la palla torna a Letta, l’antagonista. Fiorella Mannoia canta: “Come si cambia per non morire… Come si cambia per ricominciare”.