di Carla Toffoletti
La violenza sulle donne costa quasi 17 miliardi di euro l'anno, tra spese sanitarie e servizi e costi sociali, ma lo Stato investe soltanto 6,3 milioni per prevenirla. Lo rivela la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza sulle donne, realizzata da Intervita Onlus dal titolo “Quanto costa il silenzio?”, realizzata col patrocinio del Dipartimento delle Pari Opportunità, e presentata a Roma.
Costi che equivalgono ad una strage in cui perdono la vita 11 mila persone o al triplo degli incidenti stradali che avvengono in un anno in Italia. A pesare maggiormente sono i costi "umani e di sofferenza", che ammontano a 14,3 miliardi di euro. Una stima, spiegano i ricercatori, che quantifica accanto ai danni fisici, anche quelli morali e psicologici, calcolata utilizzando il sistema di valutazione del risarcimento danni per incidentalità stradale. Quelli relativi alla sanità, ai servizi, ma anche alla mancata produttività, sono di 2,3 miliardi di euro. Comprendono le spese di pronto soccorso, ospedalizzazione, cure specialistiche, (460,4 milioni di euro), le cure psicologiche (158,7 milioni di euro) e l'acquisto di farmaci (44,5 mln). Ai quali si sommano i costi relativi all’impegno delle Forze dell'Ordine (235,7 mln), quelli sostenuti dall’Ordinamento giudiziario per la gestione delle denunce (421,3 mln) e il costo per le spese legali (289,9 mln). Senza dimenticare l'assistenza delle vittime e dei familiari come i servizi sociali (154,6 mln) e dei centri antiviolenza (7,8 mln). La mancata produttività, invece, è stata stimata in 604,1 milioni.
Quantificare la dimensione economica del fenomeno, spiegano i ricercatori, "significa offrire strumenti alla politica per aumentare la gamma e l'efficacia delle azioni di prevenzione, stabilire le priorità di spesa e di investimento pubblico e comprendere meglio le conseguenze della violenza sulla vita delle donne". Lo studio evidenzia come la violenza sulle donne abbia ricadute economiche e sociali spaventose sull’intero Paese, e quanto ancora resti “sommersa”: solo 18 donne su 100 considera reati le violenze subite.
Dall’ultima indagine dell’Istat in Italia (2006), le donne tra i 16 e i 70 anni vittime di una qualche forma di violenza sono 6 milioni 743 mila, il 32% del totale delle donne italiane. Più di un milione di donne l'anno finiscono nella rete dei soprusi al maschile: sono 14 milioni gli atti di violenza (dallo schiaffo allo stupro), oltre 25 al giorno gli episodi di stalking segnalati all'autorità di polizia. Ma i dati, spiega il presidente di Intervita Onlus, Marco Chiesara, rischiano di non spiegare fino in fondo la gravità del fenomeno, perché soltanto il 7,2 per cento delle vittime denuncia l'accaduto, solo il 18,2 per cento delle donne che hanno subito violenze li considera reati, mentre un terzo delle donne che hanno subito violenza trascorre una vita senza parlarne mai con nessuno.
Per l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo la violenza tra le mura domestiche è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne (14-50 anni), il 13 % degli omicidi nel mondo (1 su 7) è commesso tra le mura di casa, da parte del partner della vittima, mentre il 42% di coloro che hanno subito violenze fisiche o sessuali dai partner ha riportato danni alla salute. In Italia solo nel 2012 le vittime di femminicidio sono state 124, donne uccise al marito, dal fidanzato o da un ex. Violenze, spesso, commesse sotto gli occhi dei figli. Secondo l'Istat, infatti, quasi 700 mila donne hanno subito violenze ripetute dal partner e avevano figli al momento della violenza, e nel 62,4 per cento dei casi i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza.
La campagna di sensibilizzazione parte dal presupposto che i primi attori del cambiamento devono essere gli uomini, che si devono fare portavoce di messaggi in difesa dei diritti delle donne. E’ una questione culturale che nulla ha a che vedere con il troppo amore o con il raptus passionale. La violenza sulle donne è nella quasi totalità compiuta dagli uomini, per questo sono loro a dover scendere in prima fila per far partire il cambiamento culturale. Lo studio viene presentato a poco più di un mese dall'approvazione della Legge sul Femminicidio e in attesa della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. E’ stato realizzato da una equipe di ricercatrici e prende il via dall'unica ricerca sul fenomeno realizzata dall'Istat nel 2006. Una ricerca validata da un Comitato scientifico presieduto da Anna Maria Fellegara, vicepresidente di Intervita e preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'Università Cattolica di Piacenza e composto un team di esperti.