Festival del Film di Roma


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Amori troppo umani

In Concorso 'Her' di Spike Jonze

di Sandro Calice

HER

di Spike Jonze, Usa 2013, commedia (BIM)
Fotografia di Hoyte van Hoytema
con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Rooney Mara, Amy Adams, Chris Pratt, Sam Jaeger, Portia Doubleday, Matt Letscher, Samantha Morton
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Delle mille possibilità dell’amore, più che delle meraviglie tecnologiche del futuro prossimo. Di questo ci racconta (e da questo è affascinato) Spike Jonze, che dopo “Essere John Malkovich”, “Il ladro di orchidee” e “Nel paese delle creature selvagge” torna con un altro piccolo, grande film.

Theodore (Phoenix) per mestiere scrive lettere. Ha un talento naturale e trova le parole giuste per tutti, innamorati in genere, che parlano di amori antichi, persi, ritrovati, nascenti, malinconici e luminosi. La sua vita sentimentale, invece, è silenziosa. Si è lasciato sfuggire la donna che il destino gli aveva regalato e ora la paura ha preso il posto della curiosità. Le uniche entità con cui ha un rapporto, a parte la sua vicina amica di una vita, sono quelle digitali: l’assistente vocale del lavoro, il suo smartphone, il computer a casa. Per questo quando vede la pubblicità di OS1, il primo sistema operativo intuitivo, che impara e si evolve, il giorno dopo lo installa sul suo pc. Nella sua vita entra Samantha, una suadente e amichevole voce femminile (nella versione originale, quella sensualissima di Scarlett Johansson), dapprima puntuale assistente che mette ordine nei suoi archivi e nel suo lavoro, poi amica e confidente, “sensibile” e con un bel senso dell’umorismo, che ascolta e consiglia. Infine, prima ancora che Theodore se ne renda conto, il “sentimento” si trasforma, il digitale trova le strade per interagire con la realtà e la realtà stessa assume forme che nessuno dei due immaginava.

Jonze parla di un futuro che sta immediatamente dietro il domani: meravigliarsi per le possibilità offerte dalla scienza quasi non è contemplato, non è quello il punto. Certo, non si può sfuggire al pensiero di come la tecnologia continui a cambiare le nostre vite, ma quello che a questo proposito sembra suggerire il regista è che non dovremmo più parlare di un “mostro” da tenere a bada, di qualcosa che ci confina a un isolamento pratico ed emotivo, ma piuttosto di qualcosa che ci dà accesso a un nuovo tipo di connessione (ed emozione), non meglio, non peggio, semplicemente diversa, e quindi ancora tutta da scoprire. Ed è proprio la scoperta dell’amore che si prende il centro della scena in questo film, l’amore nelle sue infinite forme, qui tra un uomo e una “macchina”, con esseri umani razionali per necessità e per difesa e computer che si umanizzano (“è bello stare con qualcuno che si meraviglia delle cose della vita”, dice il protagonista giustificando la sua relazione), con le solite, pericolose emozioni che sfuggono alla logica e cambiano la vita, umana e digitale. Il tutto raccontato con un registro inevitabilmente umoristico (perché in amore si ride anche, che diamine!), con un bravissimo Joaquin Phoenix e una fotografia rosso passione che mette di buonumore.