di Rodolfo Ruocco
Il governo Letta va avanti con il fiatone. Dopo quasi sette mesi di vita sfiora il secondo collasso, dopo quello schivato lo scorso 2 ottobre (i ministri del PdL si dimisero, ma alla fine il presidente del Consiglio ottenne la fiducia bis in Parlamento anche da Berlusconi). La maggioranza di larghe intese si sfilaccia sui contrasti per le scelte economiche e per la decadenza di Berlusconi da parlamentare (sulla sorte del leader del centrodestra il Senato voterà a scrutinio palese il 27 novembre). L’esecutivo Pd, PdL, Scelta civica traballa anche per le leadership offuscate dei tre partiti alleati.
Silvio Berlusconi, azzoppato dai guai giudiziari, ha il PdL diviso tra “colombe” e “falchi”: c’è chi pensa alla figlia Marina e chi ad Alfano come futuri candidati a Palazzo Chigi. Decisivo sarà il consiglio nazionale del PdL, fissato dal Cavaliere per il 16 novembre. È difficile ricomporre i contrasti tra gli “innovatori” (guidati da Angelino Alfano) e i “lealisti” (diretti da Raffaele Fitto). I primi sono decisi sostenitori del governo Letta-Alfano e mettono in conto anche una scissione del partito; i secondi danno per scontata la fine dell’esecutivo di larghe intese se passerà, come è probabile, la decadenza di Berlusconi da senatore. Il leader del centrodestra sembra che miri a spaccare il fronte degli “innovatori” recuperando Alfano, ex segretario del PdL, e non scomponendosi per un “divorzio” degli altri. Al vice presidente del Consiglio, Berlusconi offrirebbe un ruolo dirigente nella nuova Forza Italia che sorgerà nel consiglio nazionale del 16 novembre dalle ceneri del PdL.
Anche il Pd è scosso da gravi problemi. Da pochi mesi Guglielmo Epifani ha sostituito alla segreteria Pier Luigi Bersani e ora è nella bufera congressuale che dovrebbe incoronare Matteo Renzi nuovo leader. I congressi locali del Pd sono stati avvolti nel caos perché in diversi casi è scoppiato lo scandalo delle tessere gonfiate. Tra roventi polemiche è stata sospesa la possibilità di nuove iscrizioni al partito. Il sindaco di Firenze si avvia a conquistare la segreteria: non dovrebbe avere difficoltà a battere Gianni Cuperlo, Gianni Pittella e Pippo Civati nelle elezioni primarie dell’8 dicembre. Quando sarà al timone del Pd si prospettano nuovi guai per Letta. Il giovane “rottamatore” non ha grandi simpatie per i governi di grande coalizione. Proprio l’altro giorno ha detto: la ministra Anna Maria Cancellieri ha commesso “un errore” a non dimettersi, non sarebbe “una catastrofe” se il governo cadesse e ci fosse il voto politico anticipato.
Scelta Civica è nel marasma. Mario Monti, che ha fondato la formazione centrista appena a gennaio, si è dimesso dalla presidenza dopo duri contrasti con Pier Ferdinando Casini (Udc) e Mario Mauro (ex PdL). L’ex presidente del Consiglio del governo tecnico ora sembra puntare ad un rapporto stretto con Enrico Letta. Scelta Civica, invece, rischia di dividersi in vari tronconi: i cattolici di Dellai, i montezemoliani e l’Udc.
Le “turbolenze” dei partiti si ripercuotono sul presidente del Consiglio, rischiando di destabilizzare il governo. La maggioranza di larghe intese si va trasformando in una di lacere intese.