di Rodolfo Ruocco
La globalizzazione economica somiglia all’aria: penetra dappertutto. Perfino il calcio è diventato un terreno di acquisizioni, di scorrerie, di sorprese. Dopo il boom dei fuoriclasse stranieri sono arrivate delle incredibili novità. L’Inter è stata comprata dagli indonesiani, la Roma dagli americani.
Il calcio è lo specchio più chiaro della crisi del capitalismo italiano: gli imprenditori del Belpaese chiudono le aziende o sono con il fiatone, così vendono anche le perle sportive dei loro imperi. I tifosi, in molti casi disoccupati o lavoratori precari, hanno capito la gravità della situazione. Per ora gli Agnelli e i Berlusconi resistono: mantengono, rispettivamente, la proprietà della Juventus e del Milan. Negli ultimi venti anni l’assalto degli stranieri ha travolto o “catturato” molti grandi gruppi industriali, commerciali o bancari italiani (la Parmalat, i superrmercati e la Bnl fanno testo). Ma ora, sotto i colpi implacabili della durissima recessione arrivata nel 2008, stanno cadendo molti altri nomi blasonati.
La Telecom è nel mirino degli spagnoli; l’Alitalia dei francesi; il gruppo Ansaldo, proprietà della Finmeccanica, di americani, coreani e giapponesi. Il governo, la maggioranza e le opposizioni sono in allarme. Enrico Letta, a caccia d’investimenti esteri in Italia da parte degli Stati Uniti per aiutare la ripresa economica, non si chiude a riccio. “Non c’è un problema di passaporto di capitali”, ma esiste soprattutto una questione di difesa dell’occupazione del gruppo telefonico, avverte. La Telecom del resto è un'azienda privata, con un presente e un passato molto travagliati, sia per i molteplici cambi di proprietà dopo la privatizzazione, sia per gli scarsi risultati economici. Ma c’è il problema degli interessi strategici dell’Italia, anche in una azienda privata come la Telecom, perché opera nel cruciale settore delle telecomunicazioni. “C’è un problema di interessi strategici”, precisa il presidente del Consiglio. Sottolinea: “Ci sono gli asset strategici. Siamo molto consapevoli di ciò e vogliamo seguirne lo sviluppo”. La “rete” della Telecom è “un interesse strategico” per cui, osserva, “saremo molto attenti. Non vogliamo perdere su questo aspetto strategico dell’operazione”.
Maurizio Lupi (PdL) mette i piedi nel piatto. Il ministro delle Infrastrutture spalanca le porte alla vendita, ma pone delle condizioni. La “rete” dell’azienda telefonica deve restare di proprietà pubblica, dice in una intervista al ‘Corriere della Sera’. La “rete” della Telecom è la spina dorsale attraverso la quale passano tutti i tipi di comunicazioni nazionali, vecchi e nuovi. Il gruppo detiene questo “tesoro” e un cospicuo patrimonio di tecnologie.
Il governo di larghe intese sembra stia studiando il caso e una soluzione. Letta martedì parlerà alla Camera sulla vicenda Telecom. Il ministero dell'Economia starebbe esaminando un intervento per salvaguardare gli interessi pubblici della “rete”, tramite il meccanismo del "golden power". E’ un passaggio delicato.“Una ragionevole dose di pericolo fa bene alla salute”, dice Humphrey Bogart nel “Mistero del falco”, un film nel quale interpreta il ruolo di uno spericolato detective.