di Rodolfo Ruocco
“Buscar lo levante per lo ponente”. Andare ad ovest per raggiungere l’est. Cristoforo Colombo teorizzò e navigò verso ovest con l’obiettivo di raggiungere le ricchezze dell’India, ad est. Invece di approdare in India, il navigatore genovese scoprì l’America.
Anche Enrico Letta è partito per l’America con in testa il “suo est”: l’obiettivo centrale è convincere la finanza anglosassone ad investire in Italia, a scommettere sulla ripresa economica del Belpaese. Il presidente del Consiglio ha una impegnativa settimana americana. Il programma del viaggio è fitto d’appuntamenti: è arrivato in Canada, ha incontrato i discendenti degli emigranti italiani; vedrà i vertici politici del paese nordamericano. Poi andrà a New York: interverrà all’assemblea generale dell’Onu e parlerà agli investitori della Borsa della metropoli statunitense. Parteciperà ad un ricevimento del presidente Barack Obama. Non sono esclusi contatti con i vertici dell’amministrazione Usa e del Congresso.
Sono appuntamenti importanti, Letta gioca la carta americana. Il suo governo di larghe intese traballa e la discesa dei tassi d'intesse sui titoli del debito pubblico italiano si è fermata. Colpa dell'instabilità politica, ha precisato qualche giorno fa. Parlando ai discendenti dei nostri emigranti a Toronto, però, si è mostrato fiducioso: “Credo che le maggiori difficoltà” siano superate, "il nostro futuro sarà migliore".
Il presidente del Consiglio ha già lanciato un appello agli imprenditori internazionali ad investire in Italia e ha cominciato a creare le condizioni per assicurare la competitività del sistema produttivo nazionale. La Grande recessione internazionale negli ultimi cinque anni ha colpito in modo particolarmente duro l’Italia: molte aziende hanno chiuso, la disoccupazione ha superato il 12%, il Pil (prodotto interno lordo) anche quest’anno scenderà (la stima è meno 1,7%), il rapporto deficit-Pil è aumentato al 3,1% (infrangendo la soglia del 3% prevista per aderire all’euro).
Letta, parlando agli operatori finanziari della Borsa di New York, cercherà di convincerli a credere nell’Italia e ad investire nella penisola. Cercherà anche di avere fiducia sulla tenuta del suo “governo di servizio”. Non sarà semplice. L’esecutivo di larghe intese guidato da Letta ha una navigazione incerta per i continui scontri tra Pd, PdL e Scelta Civica. Il primo sì della giunta delle elezioni del Senato alla decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi (è stato condannato in Cassazione per frode fiscale) ha ulteriormente complicato la convivenza già difficile tra Pd e PdL, i due principali partiti della maggioranza.
I contrasti sono incandescenti su come “agganciare” la ripresa economica prevista per la fine del 2013: cancellare l’Imu sulla prima casa, evitare l’aumento dell’Iva, ridurre le tasse sul lavoro.
Giorgio Napolitano più volte è intervenuto per gettare acqua sul fuoco dello scontro. Il presidente della Repubblica ha sottolineato la necessità di assicurare la stabilità politica per dare una risposta ai gravi problemi economici ed istituzionali.
Il presidente del Consiglio va negli Stati Uniti fiducioso di poter superare tutte le difficoltà politiche della crisi che travaglia la Seconda Repubblica. L’alleanza con gli Usa e l’Unione europea sono due punti fermi della politica italiana dalla fine della Seconda guerra mondiale. Da allora ogni passaggio difficile è stato segnato da un viaggio a Washington di un presidente del Consiglio italiano. Il primo ad andare in America nel 1947, inaugurando una salda alleanza, fu Alcide De Gasperi, allora leader della Dc.
Letta va negli Stati Uniti reduce da cinque travagliatissimi mesi di lavoro, con un governo che spesso ha sfiorato la crisi. Il presidente del Consiglio, sostenuto da Napolitano, è determinato ad andare avanti.
“La storia ci insegna che prima o poi smette di piovere”, diceva Mark Twain, uno tra i maggiori scrittori americani.