di Gabriella Ramoni
Ogni anno muoiono ancora 6,6 milioni di bambini prima di aver compiuto 5 anni per cause prevenibili e curabili, come malaria, morbillo, polmonite, complicazioni neonatali o dissenteria. E la malnutrizione è la concausa della metà di queste morti. Dal 2009 ad oggi comunque la mortalità infantile è scesa da 9 a 6,6 milioni di bambini all’anno e questo grazie agli interventi salvavita di varie organizzazioni umanitarie. Tra queste Save the children che dal 19 settembre ha rilanciato la campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi Every One per fermare la mortalità infantile sottolineando come semplici soluzioni a basso costo, vedi zanzariere,vaccini,saponi, possono corroborare il raggiungimento dell’obiettivo. Quest’anno la campagna, giunta al quarto anno, è ripartita da Roma,nella cornice del “villaggio esperienziale”, uno spazio di 170 mq per raccontare attraverso installazioni interattive ed esperienze ludico-sensoriali il lavoro degli operatori ed appunto le semplici soluzioni che possono salvare la vita ai bambini. Simbolo dell’iniziativa, che farà tappa anche a Napoli,Firenze e Milano,è anche quest’anno il palloncino rosso, che rappresenta la vita di un bambino che non si deve lasciar volare via.
Keissa è una bimba etiope di due anni e mezzo.E’ stata “trattenuta”, non è stata lasciata andare. Un operatore sanitario di comunità (OSC) formato da Save the children l’ha trovata nella capanna del suo villaggio in uno stato di malnutrizione così grave da non poter essere trattata a livello di presidio sanitario. La mancanza di cibo e il progressivo indebolimento hanno reso Keissa sempre più vulnerabile alle infezioni, fino all’insorgenza di edema che dai piedi si sono estesi su tutto il corpo. Inoltre, in prossimità degli edema, erano presenti numerose ustioni. Per le anziane del villaggio quelle pustole erano sicure manifestazioni di stregoneria e quindi per allontanare il male dal corpicino della bimba andavano bruciate. L’operatore sanitario l’ha seguita sino al ricovero nell’ospedale di Karat, al centro di stabilizzazione sostenuto da Save the children. Qui la bambina,priva anche della forza di deglutire o masticare, è stata nutrita inizialmente attraverso le vie nasali. Ora sta recuperando peso ed è fuori pericolo.
Keissa è una dei tanti bambini salvati dall’intervento degli operatori sanitari di comunità. Save li recluta generalmente tra la popolazione locale,fornisce loro una formazione sanitaria standardizzata a livello nazionale(non una formazione medica certificata), li prepara,in sintesi,ad esercitare , fornire assistenza di base e di orientamento.
“Senza di loro- spiega Save the children- non si possono somministrare vaccini, non si possono prescrivere medicinali salva-vita, non si possono fornire informazioni in materia di pianificazione familiare e le donne non riescono a ricevere un’assistenza qualificata durante il parto. Senza operatori sanitari, malattie come la polmonite e la diarrea – che possono essere trattate facilmente da personale adeguatamente qualificato e attrezzato – diventano mortali”.
“Un bambino che vive in una comunità in cui lavorano un numero adeguato di ostetriche, infermieri e medici- precisa Save the children- ha cinque volte più probabilità di sopravvivere al suo quinto compleanno rispetto ad un bambino che vive in un paese con forte carenza di operatori sanitari”. Gli OSC giocano un ruolo fondamentale nell’incoraggiare i membri della loro comunità a utilizzare al meglio le strutture sanitarie disponibili e a rivendicare il loro diritto alla salute e possono anche aiutare ad affrontare le enormi ineguaglianze nell’accesso all’assistenza nelle aree rurali, remote e prive di servizi, fungendo da ponte tra le famiglie e il sistema di assistenza sanitaria. Tuttavia, sottolinea l’organizzazione, “ non dovrebbero essere considerati un’alternativa economica o una rapida soluzione. Gli OSC sono tanto più efficaci quanto più sono parte di un ‘continuum di assistenza’ che va dal nucleo familiare all’ospedale e lo sono ancora di più se ricevono una formazione efficace, un aiuto nella gestione e un salario adeguato”.
Nei programmi di intervento all’interno della Campagna Every One Save the Children fornisce loro:
• Programmi di formazione e di capacity building per riconoscere, diagnosticare, classificare, curare e, se necessario, deferire i casi di malnutrizione o di malattie materno-infantili verso le strutture sanitarie di riferimento
• Kit di primo soccorso contenenti strumenti e medicine di base per trattare già a livello comunitario i casi di salute e nutrizione materno-infantile meno gravi (test e trattamenti antimalaria, zinco, vitamina A e sali reidratanti per i casi di diarrea, bilance, termometri e strumenti per la respirazione, micronutrienti e integratori di ferro per le donne in gravidanza, registri per le diagnosi, materiali di comunicazione, metodi di pianificazione familiare, etc.
• Biciclette o motociclette per facilitare i loro spostamenti sul territorio e per permetter il raggiungimento del maggior numero di famiglie possibile
• Supervisione continua del loro lavoro.