Terremoti


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Conero, il fragile monte dei 'corbezzoli'

Oasi di seimila ettari verde sul mare, parco regionale dal 1987 conero_296

Il profilo del Monte Conero, quello che con la scossa di magnitudo 4.4 al largo di Numana e Sirolo ha perso altri pezzi di falesia calcarea, è l'identità stessa della riviera anconetana.

572 metri di altitudine per 5.800 ettari, dal 1987 l'area è Parco regionale naturale: un'oasi di verde, con 1.500 specie di piante diverse, a picco sulle spiagge di Portonovo, Sirolo e Numana, meta di turisti ma anche di appassionati di trekking e naturalisti.

Fra tutte, la spiaggia delle Due Sorelle a Sirolo - la 'cartolina' delle Marche - evacuata a scopo precauzionale dopo il sisma.

Il nome viene dal greco Komaros (corbezzolo), e il piccolo frutto rosso e dolce è il simbolo di un territorio che convive da sempre con frane e smottamenti della roccia di calcare, dovuti per lo più all'erosione delle piogge. 

E' stata la 'botta' delle 8:44 a staccare pezzi di costone, il movimento tellurico che pochi minuti prima aveva fatto schizzare via dalle spiagge i turisti. Un primo blocco di calcare si è abbattuto al confine fra i litorali di Sirolo e Numana, vicino alla 'Stradella del Frate', in un'area già interdetta alla balneazione e all'attracco dei natanti proprio per il rischio frane.

Due micro-distacchi si sono avuti anche a Portonovo, all'altezza della spiaggia di Mezzavalle, la più gettonata dal turismo giovanile, disposto a percorrere a piedi sentieri ripidissimi, ma anche da quello più 'pigro' degli yacht e dei motoscafi della domenica.

Barriere e reti paramassi proteggono da un decennio i tratti più pericolosi come a Pian Grande, ha ricordato il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, e le ordinanze della Capitaneria di porto che proibiscono transito, soste e attracchi si rinnovano di anno in anno ma spesso sono destinate a restare lettera morta.

Troppo bello, si giustifica chi viene 'pizzicato' lungo il Passo del Lupo o un altro sentiero alternativo ai 18 camminamenti e vie alpinistiche autorizzati, camminare fra i lentischi, i lecci, le querce e specie arboree in via di estinzione, come l'Euforbia Adriatica. Ogni tanto qualcuno si perde, o si fa male, e vigili del fuoco e Soccorso alpino devono andare a recuperare gli escursionisti più imprudenti.

Idem per i bagnanti frigo e ombrellone portati da casa, sorpresi ogni estate dagli uomini della Guardia costiera a prendere il sole proprio sotto costoni di roccia pericolanti. Grotte e cunicoli, la Chiesetta romanica di Portonovo e le migrazioni di aquile, cicogne e falchi che richiamano centinaia di appassionati di bird-watching da tutto il mondo (anche lo scrittore cult americano Jonathan Franzen è stato qui) completano le attrattive di un luogo in cui si notano ancora tracce archeologiche di insediamenti piceni e romani, e di fortificazioni militari medievali.

Un difficile equilibrio fra storia, natura, attività agricole e vitivinicole (Rosso Conero Doc) e turismo di massa, che da secoli deve fare i conti con il rischio sismico. Senza contare leggende e paure che corrono sul web: come una sospetta correlazione dello sciame sismico con le trivellazioni in Adriatico o, interroga il consigliere regionale del Pdl Enzo Marangoni, ''le esplosioni controllate di non meglio specificati ordigni condotte nella zona dalla Marina Militare''. Quattrocentoventinove scosse dall'11 giugno al 31 luglio scorsi, compreso il sisma di magnitudo 4.9 del 21 luglio, tutte ''nella zona delle esplosioni: latitudine 43,41 e longitudine 13,30)''.