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Industria, è credit crunch (-12%)

Studio Banca popolare Vicenza, crollo in settori petrolio e auto credit_crunch_296

La crisi continua a tagliare il credito all'industria. Finora a dirlo erano gli imprenditori, ora lo conferma una banca, la Popolare di Vicenza, che in uno studio certifica come dal settembre 2010 - a crack finanziario già abbondantemente iniziato - all'aprile di quest'anno il sistema manifatturiero italiano abbia registrato un calo degli 'impieghi vivi' del 12,5%, con tutti i settori che hanno accusato un segno negativo: dal -48% della raffinazione del petrolio al -20% di auto e mezzi di trasporto, fino alla limatura dell'1,6% dell'alimentare, il settore meno colpito.

Ovviamente ci sono delle ragioni: per le banche aumenta il rischio nel concedere prestiti, con il rapporto tra sofferenze e impieghi che ha raggiunto il 12,5% medio, e il boom di settori come il tessile abbigliamento, con il 20% di crediti difficilmente esigibili. Il calo dei prestiti al manifatturiero ''è generalizzato a tutti i settori, nessuno evidenzia una variazione positiva, a ulteriore testimonianza del periodo di difficoltà attraversato sia dalle imprese sia dal sistema bancario, una dinamica che sembra risentire in particolare dell'evidente incremento della rischiosità delle controparti'', afferma lo studio della Banca popolare di Vicenza.

Il problema infatti è che nessun settore industriale si salva dal 'credit crunch': chimica-farmaceutica -6,6%, computer e ottica -14% (con rapporto tra sofferenze e impieghi salito al 17%), mobili -15%, tessile-abbigliamento -16%, metallurgia -18%, fino al taglio di quasi la metà in meno di tre anni per 'coke e derivati dal petrolio'. Come se ne esce? Secondo la banca veneta, in un solo modo: spingendo quanto si può sulle esportazioni. E tornando a innovare.

Tra il 2007 - quindi dall'inizio della crisi e non dalla seconda parte come analizzato dallo studio a proposito della contrazione del credito - e la fine del 2012 chi ha voluto e potuto puntare all'export ha salvato i fatturati: +11% di ricavi per l'alimentare con +36% di export, e aumento del 10% per i raffinati da petrolio e carbone (esportazioni +56%).

Così come hanno tenuto le vendite dei comparti dove ''è elevato il numero di imprese che hanno introdotto recentemente innovazioni (sia di processo sia di prodotto), con una forte percentuale di addetti e di quota di fatturato dedicati alla ricerca e sviluppo'', conclude l'ufficio studi della Banca popolare di Vicenza.