La televisione araba Al Jazeera sbarca negli Stati Uniti, entrando, come primo traguardo, in 40 milioni di case. Un evento su cui si interrogano esperti e massmediologi che invitano ad usare cautela nel dare all'evento solo un significato simbolico. Secondo Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all'Università' Cattolica di Milano, "il rischio - dice all'Adnkronos - è quello che Al Jazeera sia percepita in America come una sorta di voce del 'mondo arabo libero', mentre e' un'emittente che fa le sue scelte secondo logiche di mercato''.
Sono passati esattamente dieci anni - era il 2003 - da quando, nel corso della guerra in Iraq, è cominciata la storica contrapposizione tra i media americani ('embedded') e Al Jazeera, che raccontava un'altra faccia delle battaglie soffermandosi anche sulle vittime del conflitto. "Ora è prevalsa una logica di mercato", sostiene Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione della Sapienza di Roma, che parla di "opportunismo da parte dell'emittente araba, in particolare per lo 'scouting', con assunzioni di volti già noti nel panorama televisivo americano''.
Secondo Morcellini, al di là del successo assicurato, per lo meno nel primo periodo ("nella società dello spettacolo siamo tutti curiosi e alla ricerca della novita' e della trasgressione"), Al Jazeera America è un "segnale del momento di debolezza del tessuto dei valori e delle identita' collettive, in particolare degli Stati Uniti".
Certo è che il grande 'passo', Al Jazeera l'aveva fatto nel 2006, con la nascita di Al Jazeera English, il canale All News in lingua inglese. "E' stata questa la vera la frattura", ammette Michele Sorice, docente di Comunicazione Politica e di Sociologia alla Luiss. "Adesso - afferma all'Adnkronos - non ci vedo uno scontro tra culture ma un banale, e non meno cruento, scontro di mercato. Al Jazeera America può vincere la sua battaglia: non scalzeranno il predominio dei canali statunitensi, ma si inseriranno in una fetta di mercato, soprattutto grazie a una logica più 'glocal'.
Logica glocal che, non a caso, sarà inseguita con l'apertura di uffici e redazioni in città medio-grandi, da Denver a New Orleans. Per Parsi, tuttavia, c'è da chiedersi se dal pubblico americano "ci sia tutta questa attenzione per il mondo esterno. Non mi sembra - torna sull'argomento - che ci sia questa folla di persone in attesa di notizie sul Medioriente".
Altro discorso, invece, riguarda l'eventualità che l'operazione tenti di conquistare l'audience delle sempre più numerose comunità islamiche degli Stati Uniti. "Il punto però - conclude Parsi - è sempre la lingua. Ormai, per essere credibile, anche di fronte a un pubblico di tuoi connazionali, da arabo devi saper parlare l'inglese".