Camici bianchi in fuga all'estero. Negli ultimi anni sempre piu' medici, dentisti, veterinari e farmacisti hanno chiesto al ministero della Salute i documenti indispensabili (attestato di conformita' Ue) per poter lavorare all'estero, all'interno della Comunita' europea. Soprattutto: Germania, Gran Bretagna e Danimarca. Dal 2009 al 2012 si e' infatti registrato un aumento di queste richieste pari al 40%. E' quanto emerge dai dati del ministero della Salute, elaborati dall'Adnkronos Salute. Nel complesso, negli ultimi quattro anni sono arrivate al ministero di Lungotevere Ripa circa 5.000 richieste di questo tipo. Incertezze sul futuro e insoddisfazione sul lavoro le principali cause che spingono i medici, dentisti e, un po' a sorpresa, anche i farmacisti italiani a varcare il confine.
Se nel 2009 a chiedere i documenti per esercitare la professione all'estero sono stati 1.017 professionisti, alla fine di quest'anno le richieste per un 'lasciapassare' dovrebbero toccare la soglia di 1.600. Insomma, i giovani camici bianchi italiani, sempre di piu', si organizzano per cercare fortuna lontano da casa. Questo il dettaglio dell'analisi: nel 2009 sono stati aperti 1.017 fascicoli relativi a professionisti (medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti) che hanno chiesto i certificati per la libera circolazione nei Paesi Europei; nel 2010 le richieste sono state 1.151. E ancora: 1.201 nel 2011 e 1.413 nel 2012. Insomma, nei quattro anni analizzati le richieste di migrazione sono state in totale 4.782. E il trend non accenna ad invertire la rotta. Le stime effettuate dagli esperti del ministero della Salute per il 2013 fanno ipotizzare l'apertura di circa 1.600 fascicoli al 31 dicembre di quest'anno.
Il ministero di Lungotevere Ripa precisa che "la richiesta dell'attestato di conformita', di per se', non e' direttamente riconducibile alla volonta' del professionista di trasferirsi nell'immediato in un Paese dell'Unione Europea, ne' tantomeno che il professionista abbia gia' un'offerta di lavoro in un Paese dell'Unione". Il ministero precisa inoltre che nei dati globali "rientrano anche i neo laureati che pensano di frequentare una scuola di specializzazione all'estero".
A spingere i camici bianchi - almeno i medici - a cercare fortuna all'estero non sono tanto gli stipendi piu' alti, ma soprattutto i termini dei contratti di lavoro, che all'estero sembrano essere meno precari. "I medici italiani - spiega Giorgio Santarello, dirigente del settore lavoro e formazione all'Eures di Padova - chiedono di trasferirsi all'estero, soprattutto Germania, Gran Bretagna e Danimarca, perche' vengono assunti a tempo indeterminato". Qui in Italia invece, per via del blocco del turn over, il contratto a tempo indeterminato e' diventato una vera chimera. "Le aziende sanitarie - aggiunge Santarello - hanno chiuso tutti i concorsi. Non assumono piu'. Il rischio e' che sempre piu' medici rischiano di ritrovarsi disoccupati. Non e' quindi un problema di busta paga, visto che gli stipendi dei medici italiani sono piu' o meno in linea con quelli dei colleghi europei".
Dello stesso parere anche Costantino Troise, segretario nazionale dell'Associazione medici dirigenti (Anaao Assomed) che aggiunge: "L'incertezza sul futuro lavorativo dei giovani medici italiani e l'insoddisfazione per il presente costituiscono la miscela che porta ad una fuga all'estero, dove di solito questi colleghi trovano un contesto capace di accettare le loro competenze. Questo fenomeno - aggiunge Troise - dovrebbe far preoccupare le istituzioni. Mi sembra invece che non sia affrontato da nessuno. Se noi oggi alimentiamo questa fuga di camici bianchi, domani - conclude il segretario nazionale dell'Anaao Assomed - saremo costretti a cercare medici altrove".
I dati emersi non sorprendono piu' di tanto il presidente nazionale di Federfarma, Annarosa Racca: "E' il risultato della crisi che ha colpito il settore e che spinge anche i giovani farmacisti ha guardare oltre confine". Il numero uno di Federfarma si appella quindi al ministro Lorenzin. "Speriamo veramente che riesca a dare certezza e stabilita' al settore, cosi' da proteggere anche i nostri neolaureati. Confidiamo molto nel nuovo ministro. Insieme dobbiamo risollevare il ruolo della farmacia in Italia".
Nessuna sorpresa anche per il segretario culturale dell'Andi, l'Associazione nazionale dentisti italiani, Carlo Ghirlanda: "Siamo al corrente di questo fenomeno. Ormai in Italia per un giovane neolaureato in Odontoiatria e' diventato molto difficile trovare spazi di lavoro. Oggi - aggiunge il segretario culturale Andi - aprire uno studio privato e' molto costoso, a fronte di entrate in continuo calo: negli ultimi anni -30%. Senza contare poi la pressione fiscale altissima che - conclude Ghirlanda - ha portato questa professione in uno stato di sofferenza".