Dal mattone alla finanza, fino agli arresti. L'impero Ligresti si sgretola a colpi di inchieste giudiziarie: nel mirino finiscono prima i trust riconducibili a Salvatore Ligresti, poi i conti di Fonsai, fino ai rapporti con Mediobanca e la fusione con Unipol. Se negli anni il patrimonio cresce insieme al peso specifico nei salotti che contano, l'ascesa della famiglia negli ultimi anni inizia a vacillare fino al 'salvataggio' con la compagnia assicurativa bolognese voluta da Piazzetta Cuccia. Il passaggio di mano dal patron ai tre figli Jonella, Paolo e Giulia è sempre più difficoltoso e l'uscita di scena, da una porta secondaria, oggi sembra quasi scontato.
Per i Ligresti c'è un filo conduttore che corre dall'inizio alla fine della parabola: i rapporti con Mediobanca. Rapporti che risalgono all'amicizia dell'Ingegnere con Enrico Cuccia e che i successivi manager della banca d'affari hanno sempre tenuto nella debita considerazione. Accompagnando Ligresti dalla conquista della Sai fino alla complessa operazione con Unipol. Mediobanca, fino alle privatizzazioni degli anni '90, è l'unica banca autorizzata a concedere finanziamenti a lungo termine. Per questo, il benestare di via Filodrammatici è un passaggio obbligato per chi vuole fare il salto e diventare una grande impresa.
Nel caso di Ligresti sono la rete dei rapporti personali e le partecipazioni di Sai a rappresentare le chiavi giuste per entrare nelle grazie di Cuccia. Tanto da indurlo a fare da tramite anche con Gianni Agnelli, portando l'immobiliarista a Villar Perosa a colazione. Del resto, il modo di operare dell'immobiliarista siciliano è stato da subito adatto ad una crescita 'assistita' nel sistema: più si cresce e più si investe, sempre rilevando piccole quote societarie. Tanto da conquistarsi l'appellativo di 'Mister 5%', a testimoniare la capacità di accumulare partecipazioni minori, ma sempre strategiche.
Due sono i momenti chiave nell'ascesa di Ligresti. Innanzitutto gli anni '80, quelli della 'Milano da bere', dominata dai socialisti di Bettino Craxi. Sono gli anni in cui si stringe ancora di più il rapporto fra Salvatore Ligresti e Cuccia. E' anche il sistema di relazioni che vede al centro l'uomo di Paternò a favorire la privatizzazione di Mediobanca, nel 1988. Alla protezione di Cuccia si deve, invece, lo sbarco a Piazza Affari della capogruppo della galassia Ligresti, Premafin.
Ma sono soprattutto gli ultimi dieci anni a certificare che il rapporto con Mediobanca è sempre più solido. Dopo Tangentopoli, che lascia a Ligresti una condanna penale firmata dal pool di Mani pulite, il costruttore siciliano rischia di perdere buona parte del patrimonio. Ma resiste e, sempre grazie ai buoni uffici di Piazzetta Cuccia, rilancia. Nel 2002 arriva la fusione tra la Sai di Ligresti e la fiorentina Fondiaria, ai tempi controllata dalla Montedison. E' Vincenzo Maranghi a 'benedire' la nascita del primo polo assicurativo italiano del settore Rc auto. Un'operazione che fa raddoppiare il giro d'affari della famiglia Ligresti.
L'indicazione che Mediobanca impartisce con forza, e che porta in Fonsai sulla poltrona di amministratore delegato un manager del calibro di Enrico Bondi, è quella di amministrare la nuova società con grande rigore. Ma la stagione di Bondi dura poco e nella galassia Ligresti dilaga la gestione familiare, con i figli di Salvatore che vengono sistemati nei consigli di amministrazione di tutte le società e delle loro controllate. La passione per i cavalli di Jonella, le borse Gilli per Giulia e Paolo che deve fare i conti con un padre che continua 'a dettar legge' portano alla cronaca degli ultimi mesi.
Per i Ligresti l'unica speranza per non arrivare al fallimento è quella fondersi con un altro gruppo. Individuato, sempre da Mediobanca, in Unipol. Piazzetta Cuccia nel corso degli ultimi dieci anni ha concesso un miliardo e cinquanta milioni di crediti nei confronti delle aziende dei Ligresti . E, come nel 2002, è in prima fila in un'operazione che ormai ha assunto tutte le caratteristiche di un vero e proprio 'salvataggio'.
In una situazione ormai finanziariamente insostenibile, Mediobanca è costretta a chiedere, con la dovuta decisione, un passo indietro a Ligresti e alla sua famiglia, non senza sollevare più di qualche obiezione. L'obiettivo è di assicurare un futuro industriale a Fonsai e anche quello di limitare i danni per tutti i creditori, a partire proprio da Piazzetta Cuccia , e per la stessa famiglia Ligresti.
Un passaggio di mano che porterà all'iscrizione nel registro degli indagati dell'ad di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel per ostacolo agli organi di vigilanza per il presunto patto occulto. Un altro episodio che complica rapporti sempre più delicati, mentre le procure di Milano e Torino indagano, le autorità di controllo a vigilare accendono i riflettori sulle complesse vicende finanziarie e l'impero scricchiola. Oggi, forse, l'uscita di scena dopo 30 anni.