di Emanuela Gialli
(emanuela.gialli@rai.it)
Nel linguaggio tecnico viene definita “attività extra-veicolare” quella svolta dagli astronauti all’esterno della Stazione spaziale internazionale. E quella compiuta da Luca Parmitano, insieme al collega americano Chris Cassidy che la guidava, è stata valutata dal Centro di controllo Nasa di Houston di “massima efficienza”, promuovendo così a pieni voti la prima passeggiata nello Spazio di un italiano. La missione sarebbe dovuta durare sette ore e invece è stata portata a termine con un’ora di anticipo, eseguendo quattro manovre in più rispetto al programma definito. Ancora un successo per l’Italia. L’intervista al Presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese, che ha organizzato una diretta tv per seguire i primi ‘passi’ di Luca Parmitano fuori della Iss.
Presidente Saggese, immagino quanto sia stato emoziante seguire questa passeggiata spaziale di Luca Parmitano.
Senza dubbio. Siamo partiti nel buio totale, nel nero più assoluto, con l’unica luce della torcia montata sul casco dei due astronauti. Poi pian piano si è tutto illuminato: abbiamo visto sorgere il sole sul Pacifico e i riflessi di luce sugli oggetti che Parmitano manovrava. In effetti, è stato entusiasmante vedere questi colori…
Che cosa ha fatto esattamente Parmitano, fuori della Stazione spaziale internazionale?
Innanzitutto, ha dovuto rimuovere degli esperimenti, perché ci sono alcuni esperimenti che si fanno fuori della Stazione, non possono essere condotti all’interno. Parmitano li ha tolti, perché devono essere inviati a Terra. Poi ha riparato dei guasti, perché la Stazione è grande, ci sono in pratica due campi di calcio enormi, con 70 kw di potenza accelerata e quindi sono molte le cose che si guastano, si deteriorano e bisogna aggiustarle, ripararle, sistemarle. Infine ha dovuto stendere un cavo ad alcuni collegamenti per ospitare un nuovo modulo russo, che verrà lanciato in un prossimo futuro. Una serie di operazioni importanti, per compiere le quali, Parmitano si è dovuto spostare molto. Per evitargli una fatica eccessiva, hanno montato Parmitano sulla punta di un braccio robotico, lungo circa 10-15 metri, non ricordo esattamente, che è stato manovrato dall’interno della Stazione , per spostarlo nei vari punti che doveva raggiungere. In questo modo è riuscito a svolgere molte operazioni in un tempo molto ridotto e gli è stata evitata la fatica di scivolare lungo i corrimano, agganciandosi e sganciandosi, perché i due astronauti, il nostro Parmitano e l’americano, avevano una specie di sicura, una cordicella arrotolata sulla pancia che consentiva loro di essere sempre collegati alla Stazione.
Che tipo di esperimenti, presidente Saggese, vengono svolti all’esterno della Stazione spaziale?
Chiaramente tutti quelli per i quali in qualche modo è necessaria una visuale. Ad esempio, l’Ams, l’Alpha Magnetic Spectometer, uno strumento che va a vedere la generazione di antimateria, la collisione tra materia e antimateria, per identificare in futuro la cosiddetta “materia oscura”. In questo caso, l’esperimento ha bisogno di un’esposizione diretta, ecco perché è collocato all’esterno della Stazione. Poi vi sono telecamere che guardano verso la Terra, che sono dei piccoli telescopi. Noi tra l’altro stiamo cercando ad esempio di realizzare un detector, vale a dire uno strumento che vada a capire come si generano i “burst gamma” all’interno dei temporali equatoriali, quando si sviluppa una tensione di decine di milioni di volt tra la Terra e le nuvole. I raggi “burst gamma” si sa che sono negativi per l’elettronica degli aerei ma anche per le persone. Ecco, in pratica, quelli che si trovano all’esterno della Stazione sono degli strumenti che raccolgono informazioni dalla Terra, molto particolari e interessanti. Invece dentro la Stazione si fanno esperimenti o da laboratorio oppure sugli uomini, nei quali gli astronauti fanno un po’ da cavie, attraverso il monitoraggio del loro corpo, per vedere come vanno i muscoli, come vanno le ossa, quali esercizi gli fanno bene, tutte queste cose servono a capire poi quanto l’uomo si deteriora a stare in quell’ambiente non così naturale.
Insomma gli astronauti, che sono comunque degli uomini di Scienza, diventano cavie, ma anche quasi dei ‘meccanici dello Spazio’ con i loro interventi di manutenzione su macchinari e apparecchiature della Stazione . Certo, meccanici molto evoluti, a livelli stellari…
Sì, hanno cacciavite elettrici, trapani. Si devono ingegnare… Quante volte hanno fatto riparazioni cercando, e trovando, pezzi mancanti nella Stazione. Come fanno i nostri meccanici.
E come facciamo a volte noi nelle nostre case. In effetti, questa Stazione spaziale internazionale è un po’ diventata la nostra casa nello Spazio. E la casa dei ricercatori del mondo, perché ospita varie nazioni. E’ la nostra casa orbitante…
Sì, noi abbiamo un laboratorio italiano, attaccato al laboratorio internazionale e abbiamo anche contribuito a realizzare un laboratorio europeo. Quindi, sì, effettivamente ci sentiamo a casa.
La missione che ha inviato Luca Parmitano sulla Stazione è targata Asi.
Sì, perché fu fatto a suo tempo un grande accordo tra l’Asi e la Nasa, per fornire moduli logistici, pressurizzati, che viaggiavano a bordo dello Shuttle. In cambio di questa fornitura di moduli abbiamo avuto alcune opportunità di volo, tre di breve durata, che abbiamo esaurito, e tre di lunga durata. E questa di Parmitano è la prima di lunga durata. L’anno prossimo toccherà a Samantha Cristoforetti.
E così si è conclusa senza intoppi questa passeggiata di Parmitano nello Spazio, che non è stata decisamente una passeggiata…
No affatto, perché bisognava mantenere la concentrazione per ore, stando attenti a tutto quello che si faceva. E’ una fatica che si accumula. Di solito il giorno dopo la passeggiata gli astronauti hanno un riposo di 24 ore, rispetto alle 4-6 di riposo a bordo della Stazione. Ma Luca si collega con i piccoli del Bambin Gesù per partecipare a loro ciò che ha fatto. Quindi per Parmitano è un doppio successo: sul piano fisico, perché ha dimostrato di essere molto resistente, ma soprattutto sul piano umano, perché vuole regalare il suo orgoglio, la sua gioia anche ai bambini.
Tra una settimana, il 16 luglio, dovrà ripetere la passeggiata.
Sì, questo significa che dopo un giorno di riposo ricomincerà a prepararsi, imparando a memoria tutte le procedure, tutte diverse, per la seconda passeggiata, in cui avrà un ruolo ancora più importante, perché uscirà per primo e quindi guiderà la spedizione.
Ancora un successo per l’Italia, dunque, anche se non abbiamo bisogno di conferme.
In questo periodo ne abbiamo bisogno.