di Sandro CaliceTO THE WONDER
di Terrence Malick, Usa 2012, drammatico (01 Distribution)
Sceneggiatura di Terrence Malick
Fotografia di Emmanuel Lubezki
con Ben Affleck, Rachel McAdams, Olga Kurylenko, Rachel Weisz, Javier Bardem, Barry Pepper, Amanda Peet, Jessica Chastain, Charles Baker, Will Wallace, Romina Mondello.
Malick si piace, si cita, e si ripete. E dopo averci raccontato e illustrato il senso della Vita in “The tree of life”, mette in scena un’opera simile ma “limitando” l’esplorazione all’Amore. Rimediando anche qualche fischio a Venezia 2012, dove è stato presentato in concorso.
Vediamo la prima volta Marina (Kurylenko) e Neil (Affleck) a Parigi, a Mont Saint-Michel (conosciuta come “la Meraviglia). Si conoscono, si amano e proprio quando il loro amore sembra invincibile lei accetta di seguirlo a Baskerville in Oklahoma, portando con sé la figlia di 10 anni. Lui è un uomo per bene, anche se “spaventato dai sentimenti forti”. Lei assorbe male il passaggio dalla intellettuale Parigi alla grossa, grassa, grezza provincia americana. La bambina anche si sente sola. L’amore vacilla, si incrina, lei riparte, lui riallaccia i rapporti con un amore d’infanzia, ma lei torna, chissà però se stavolta è pronta. Sullo sfondo, un prete (Bardem) che sta perdendo la fede proprio mentre tutto attorno c’è più bisogno di lui.
Il film, anche se meno criptico e metaforico di “The tree of life”, ha la stessa struttura e “logica” mistica e narrativa, che è pura trasposizione in immagini di poesia, concetti e sensazioni più che un racconto nel senso classico. Con una costante voce fuori campo e sottolineate dalla musica, si susseguono immagini e paesaggi (sontuosa la fotografia), con i personaggi che si muovono, camminano, si abbracciano, lottano, quasi sempre senza dialogare, tutto finalizzato (?) ad avvilupparci in una riflessione sulla mutevolezza dei sentimenti, sulla debolezza delle intenzioni, sulla fallibilità dei progetti, sulla meraviglia incosciente, sulla perdita, di amore, di fede, di coraggio, di fiducia. Dopo averci sorpreso e deliziato con “The tree of life”, però, qui si ha la sensazione di essere all’esercizio di stile, e si fatica ad arrivare alla fine.