Rohani eletto per uscire dall'isolamento


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'Attenzione a non farsi illusioni sull'Iran'

I commenti di Farian Sabahi e Shahrzad Sholeh

di Bianca Biancastri
(bianca.biancastri@rai.it)

Gli iraniani sono andati in massa a votare, disattendendo l’appello a boicottare le presidenziali in Iran lanciato da parte dell’opposizione e non scegliendo i candidati intransigenti indicati dalla Guida suprema Khamenei. Hanno scelto il moderato Rohani che ha raccolto i voti dei riformisti, i cui candidati diretti erano stati di fatto esclusi dalla competizione. E’ da qui forse che bisogna partire per riflettere sulla svolta moderata in Iran.

Farian Sabahi: "La rivincita di moderati e pragmatici"
A Farian Sabahi, storica dei Paesi islamici, giornalista e scrittrice (l’ultimo suo libro è “Noi donne di Teheran”), abbiamo chiesto se è davvero svolta in Iran.

“In un certo senso sì: la vittoria di Rohani rappresenta la rivincita di moderati e pragmatici, ma soprattutto degli ayatollah sui pasdaran e sulle teorie devianti del presidente uscente Ahmadinejad, in questi anni entrato in conflitto con gli ayatollah sostenendo di poter parlare con il Mahdi (l’ultimo Imam sciita) senza la mediazione del clero. Ma attenzione a non farsi troppe illusioni: se Rohani ha partecipato a questa corsa elettorale è perché lo ha deciso il leader supremo. Classe 1948, negli anni Sessanta era finito in carcere per aver criticato lo scià, si dice sia stato il primo a chiamare l’Ayatollah Khomeini con il titolo di Imam, per vent’anni è stato deputato della Repubblica islamica, dal 1999 è membro dell’Assemblea degli esperti e, come si è già detto, ha guidato i negoziati sul nucleare. In altri termini, credenziali rivoluzionarie impeccabili.

Il ministro degli Esteri francese Fabius ha detto: “Ora non lasciamolo solo”. Ue e Usa possono avere un ruolo nel sostenere il “riformista” Rohani?
“Sono stati in tanti ad accogliere con favore l’elezione di Rohani, in primis Washington, Londra e Parigi. Rohani è stato eletto proprio per far uscire l’Iran dall’isolamento. Una scelta, quella del presidente moderato, obbligata sia per l’Iran che soffre l’isolamento internazionale (le sanzioni hanno causato una grave crisi economica) sia per l’Occidente che ha bisogno dell’Iran per pacificare un Medio Oriente in fiamme”.

Ora l’Iran potrà avere un ruolo “positivo” nella crisi siriana? Teheran cambierà atteggiamento nel negoziato sul piano nucleare?
“Teheran tornerà al tavolo dei negoziati con un atteggiamento più conciliatorio. Non dimentichiamo che nel 2003 era stato proprio Rohani, a quel tempo negoziatore sul nucleare, a sospendere l’arricchimento dell’uranio poi ripreso nel 2005 dal presidente Ahmadinejad. Sarà inoltre ovvio che torneranno al lavoro tanti ambasciatori in gamba (un’ottantina), licenziati dal presidente Ahmadinejad. E questo sarà positivo sia per l’Iran sia per i Paesi che si relazionano con la Repubblica islamica.

Shahrzad Sholeh: "In Iran non cambierà nulla"
Alla presidente delle donne democratiche iraniane in Italia, Shahrzad Sholeh, chiediamo che cosa ci si può aspettare dal nuovo presidente Rohani.

“Devo dare una risposta molto breve: nulla. Il Mullah Rohani è il rappresentante dello stesso Khamenei presso il Consiglio superiore della sicurezza nazionale. Ha coperto per ben 34 anni altissimi incarichi statali quali responsabile numero uno per le trattative atomiche grazie al quale è riuscito, come lui ha sostenuto, a portare avanti trionfalmente il piano per la bomba atomica. E’ fautore di numerose leggi restrittive e misogine, quali la lapidazione. Ha partecipato a tutti i livelli per il consolidamento delle basi del regime islamico sia in campo estero (terrorismo e l’espansione dell’Islam nel mondo), che interno, approvando sempre nel Consiglio superiore della sicurezza nazionale numerosi provvedimenti repressivi contro studenti e le manifestanti della rivolta di quattro anni fa”.

“Nel Paese non cambierà nulla anche perché la Costituzione iraniana, basata sul ‘velayate faghieh’ non prevede nessun potere al responsabile esecutivo di prescindere dalle fondamenta del regime stesso che sono la repressione, il terrorismo e la bomba atomica, tre argomenti su cui il regime iraniano è basato. Secondo noi chi si aspetta cambiamenti con questa ‘nomination’ si troverà ancora deluso. Inoltre vogliamo denunciare che durante lo svolgimento delle elezioni ‘farsa’ il regime ha sferrato ancora una volta un attacco a Camp Liberty, che in territorio iracheno ospita circa 300 rifugiati politici iraniani ribellatisi al regime sin dai tempi della guerra contro l’Iraq. Numerosi razzi hanno colpito il campo causando molte vittime, di cui purtroppo non è possibile ancora precisare il numero. A nome dell’Associazione donne democratiche iraniane chiediamo una ferma posizione contro questo attacco da parte del ministro degli Esteri italiano, la signora Emma Bonino”.