Twitter, preso di mira dagli strali del governo di Ankara e definito dal premier turco Recep Tayyip Erdogan ''cancrena della società'', fa il suo debutto come 'social network dei rivoluzionari' in Iran, nel 2009, e poi nelle diverse primavere arabe, come quelle che hanno infiammato le piazze in Tunisia e in Egitto.
Grazie ai social network e al web una vera e propria onda verde si era riversata nelle strade e le piazze di Teheran dopo la rielezione - contestata - del presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad nel 2009, e per chiedere la liberazione dei prigionieri politici.
Probabilmente per la prima volta, si era trattato di una rivolta popolare dove Internet non è stato solo un mezzo utile per comunicare e organizzare, ma soprattutto l'unico modo per diffondere nel mondo i messaggi di un popolo arrabbiato, composto soprattutto da giovani che volevano più spazio e più democrazia.
Grazie anche al più snello dei social network, con ripetuti cinguettii di 140 caratteri al massimo, si era sparsa con grande rapidità in tutto il mondo la notizia della morte di Neda Soltan, prima vittima della repressione e divenuta il simbolo stesso dell'onda verde iraniana.
Il filmato amatoriale che riprende la sua uccisione il 20 giugno 2009 da parte dei Basij, le milizie armate iraniane, aveva raggiunto praticamente in tempo reale anche gli angoli più remoti della Terra, attraverso Facebook e YouTube, attraverso anche i link su Twitter.
Nel filmato si vede Neda, una studentessa di filosofia, urlare ''sto bruciando sto bruciando'' prima di cadere a terra e morire soffocata dal proprio sangue dopo essere stata soccorsa. Nei giorni successivi la morte di Neda diventava uno degli argomenti più popolari su Twitter, mentre a causa della censura la stampa iraniana continuava ad ignorare il caso. Diverso e forse più articolato il caso delle primavere arabe, dove l'informazione tra manifestanti è circolata praticamente in maniera esclusiva attraverso le reti sociali come Twitter e Facebook, anche grazie al fatto che oramai di tratta di piattaforme 'mobili' largamente utilizzate sugli smartphone.