di Gabriella Ramoni
(gabriella.ramoni@rai.it)
"Il modello europeo di welfare è morto. L'austerità sta aggravando la crisi: si intraprenda la strada della ripresa, degli investimenti e della spesa sociale". Lo chiede il Rapporto sui diritti globali 2013, Il mondo al tempo dell'austerity, realizzato dalla Società Informazione su iniziativa della Cgil ed in collaborazione con Action Aid, Gruppo Abele, Legambiente, Antigone, Arci, Cnca, Fondazione Basso-Sezione internazionale, Forum Ambientalista, Sbilanciamoci!, Comisiones Obreras Catalogna. Secondo il Rapporto, giunto all'undicesima edizione, non ci sono stati miglioramenti in questi anni, anzi. "Sono stati undici anni di passi indietro- si sostiene- di arretramento dei diritti, di riduzione della ricchezza, di indebolimento della democrazia e di demolizione del sistema di welfare".
"Se dovessimo adottare una data di morte annunciata per il modello sociale europeo, il 2 marzo 2012 suonerebbe come la più adeguata". In quella data l'Europa ha adottato il "fiscal compact" che, secondo il Rapporto 2013, "ha incatenato la politica comunitaria in maniera definitiva con effetti devastanti in primo luogo sul sistema di welfare". Darà il colpo di grazia alle politiche sociali e costerà 45 miliardi di debito pubblico da far rientrare all'anno per 20 anni. Dove sarà recuperato tutto questo danaro? Con ogni probabilità (e come sempre accade) dal Welfare. L'Europa del 2013 è dunque più povera. "I più recenti dati elaborati da Eurostat parlano di un costante aumento del numero di cittadini europei a rischio povertà" e, rileva il Rapporto, sale la deprivazione materiale di cui ne risentono anche i bambini: deprivazioni drammatiche sino al 72% in Romania; tassi diversi ma sempre inaccettabili in Portogallo (27%), Grecia (17%), Italia (13%), Francia (10%).
In estrema povertà e pure 'puniti'
L'obiettivo di Europa 2020 è quello di diminuire di 20 milioni le persone in stato di povertà e di esclusione. Ma la crisi non sembra aver fine e i dati sulla popolazione a rischio povertà sono invece in aumento. Per tutta risposta, nota il Rapporto, in alcuni Paesi europei "si fa strada l'idea di punire la povertà". In Ungheria c'è un disegno di legge che intende sanzionare col carcere chi dorme in strada; in Irlanda, nel 2011, è stata approvata una legge che sanziona l'accattonaggio con multe fino a 500 euro e il carcere fino a un anno; in Austria aumentano i ricorsi alla Corte Costituzionale per discriminazione. "Un esito di questa situazione- sottolinea il Rapporto- è l'aumento dei suicidi di chi è povero o in strada".
Italia, famiglie indebitate crescono
Consumi calanti, famiglie impossibilitate a pagare cure,esami diagnostici, bollette, povertà minorile tra le più alte d'Europa: è la fotografia dell'Italia del Rapporto Diritti Globali 2013. Dati Istat: all'aumento dell'1,5% delle retribuzioni corrisponde un +3% dell'inflazione, a un +2,1% del reddito disponibile si contrappone un calo del 5% del potere d'acquisto. Risultato: lievita l'indebitamento delle famiglie italiane, il 60,6% mette mano ai risparmi per arrivare alla fine del mese, il 62,8% ha grandi difficoltà ad arrivarci e l'80% non può risparmiare un euro. Aumentano i working poors: nel 2012, il 15,4% delle famiglie con a capo un operaio è in condizione di povertà relativa, il 7,5% di povertà assoluta. Non va meglio per i pensionati: su un totale di 16,7 milioni, 8 milioni percepiscono meno di 1000 euro mensili, oltre i 2 milioni meno di 500. Situazione ancora più difficile per le donne su cui la crisi pesa in modo specifico: hanno meno lavoro, più precarietà e non riescono a conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia.