L'intervista


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'La prevenzione è e resta l’arma fondamentale per vincere i tumori'

Parla il presidente della Lega Italiana per la lotta ai tumori, Francesco Schittulli schitulli_lilt_296

di Fabrizio de Jorio
(fabrizio.dejorio@raiit)

Professore, il bilancio delle conseguenze del tabagismo è impressionante: 6 milioni di morti a causa del fumo nel mondo, 83 mila solo in Italia. La prevenzione è sufficiente? O servono politiche più incisive anche dal punto di vista legislativo?

La prevenzione è e resta l’arma fondamentale per vincere i tumori. In Italia si stima che le morti collegate al fumo arrivino appunto a 83 mila, di queste circa 30 mila solo a livello polmonare. La dipendenza dal fumo è causa certa di circa 30 malattie tra cui broncopneumatopie croniche, diverse forme tumorali, cardiopatie e vasculopatie. Per questo il fumo è una delle problematiche più severe della sanità anche nel nostro Paese. Smettere di fumare deve essere una “scelta” di benessere e salute per se stessi e le persone che ci circondano. Ma l’esperienza ci insegna che, nel caso del tabacco, la prevenzione da sola non basta. Per questo occorre che le Istituzioni e gli Organismi che operano in questo settore si impegnino per migliorare i risultati conseguiti, attraverso strategie e interventi sempre più strutturati a vari livelli.

Lei ha proposto anche di rendere la legge Sirchia più restrittiva, cioè di estendere il divieto di fumo anche nei luoghi pubblici come parchi o spiagge. Crede che potrà dissuadere i fumatori e contribuire a diminuire il numero di fumatori?

Nel gennaio 2005 l’Italia con la Legge Sirchia ( Legge 3/2003 -art. 51: “Tutela della salute dei non fumatori”), è stata il primo grande Paese europeo a introdurre una normativa per regolamentare il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, compresi i luoghi di lavoro, diventata poi un esempio da importare in materia di tutela dal fumo passivo per molti Paesi europei. La legge ha avuto effetti positivi, nei primi anni dalla sua entrata in vigore infatti, si è registrata una riduzione delle vendite di sigarette e la popolazione, si è dimostrata generalmente favorevole al provvedimento e consapevole della sua importanza per la salute pubblica. Negli ultimi anni arrivano comunque segnali di allerta per l’aumento del numero dei fumatori soprattutto tra i giovani e le donne. La LILT è impegnata da molto tempo affinché sia esteso il divieto di fumo a parchi, stadi, giardini pubblici, cortili degli ospedali e delle scuole. Anche il Ministero della Salute più volte ha recepito questa esigenza, ma non si è tradotta mai in una legge valida per tutto il Paese. Per questo alcune amministrazioni locali hanno emanato dei provvedimenti che estendono il divieto di fumare anche nei luoghi aperti, al fine di rafforzare la protezione dei non fumatori e per educare le persone al non utilizzo del fumo. Una sigaretta accesa all’aperto in un parco provoca un inquinamento dell’aria di molto superiore a quello raggiunto dallo smog quotidiano. I mozziconi di sigaretta gettati per terra sono inquinanti per 10 anni circa. Oggi non potremmo più pensare di vedere una sigaretta in un ufficio o in un ristorante, così deve essere anche per alcuni luoghi aperti. Infatti un’indagine Doxa ha evidenziato che quasi il 60% degli italiani che non fumano vorrebbe estendere il divieto di fumare in parchi e giardini pubblici ed anche i fumatori si trovano d’accordo con questi divieti, anche se in percentuali minori.

In Italia una persona su 4 con più di 14 anni fuma. Come combattere soprattutto il tabagismo tra i giovani?

I dati del 2012 dicono che la fascia d’età con la più alta percentuale di fumatori è quella compresa tra i 25-44 anni. Per i giovani fumatori (15-24 anni) si ha una prevalenza del 20,9% per i maschi e del 16% per le donne. La percentuale dei fumatori che ha iniziato prima dei 15 anni è del 13,3% . Dati altissimi e preoccupanti. Si inizia a fumare giovanissimi per molteplici motivi, spesso per sentirsi “grandi”, per essere accettati dal gruppo, perché gli amici fumano…

La LILT nella sua lotta per combattere al tabagismo ha da sempre riservato una particolare attenzione ai giovani e soprattutto ai bambini, convinti che siano particolarmente reattivi ai messaggi educativi. Se è difficile smettere di fumare, è molto più semplice non iniziare mai. Saranno le giovani generazioni a dar vita a un mondo di domani senza fumo.

Parliamo delle scuole, dove spesso inizia il percorso del fumatore. Quali iniziative e soprattutto con quali fondi iniziare un percorso di sensibilizzazione e di formazione culturale per far capire agli studenti che il fumo è dannoso non solo per la salute ma anche per l’intero sistema socio-sanitario?

L’esperienza della LILT in questo contesto è significativa e ha dato ottimi risultati. Grazie ad un protocollo d’intesa siglato con il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 2006, la LILT ha potuto costituire una task force che opera in tutte le scuole di ogni ordine e grado per divulgare la cultura della Prevenzione come metodo di vita. In questo modo si è coinvolto un gran numero di persone, dagli studenti agli insegnanti, alle famiglie, oltre naturalmente a migliaia di volontari LILT formati per l’occasione. In questo contesto sono state molteplici le iniziative prese nella lotta contro il tabacco: campagne educative multimediali, concorsi di disegno e giochi educativi, lezioni sui danni provocati dal fumo con il coinvolgimento di personalità dello sport e dello spettacolo…

Ritiene che le istituzioni e la politica possano fare di più?

Si può e si deve fare di più e l’elenco è lungo a cominciare appunto dall’estensione del divieto alle scuole, ospedali, stadi, parchi pubblici. Poi aumentare la “copertura” degli interventi rivolti ai giovani, anche fuori dal contesto scolastico; sviluppare nuove modalità di comunicazione. E’ importantissimo e decisivo garantire “continuità” nelle attività di informazione e comunicazione. E soprattutto occorre che ciascun cittadino sia responsabile e rispettoso delle leggi, delle regole e della libertà degli altri.

Oggi se una persona volesse smettere di fumare, a chi si può rivolgere?

Si può chiedere consiglio al proprio medico di famiglia, ci sono i servizi per la cessazione dal fumo di tabacco attivi nelle regioni presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale. La LILT ha attivato da anni una linea verde, denominata SOS LILT 800 998877, con chiamata anonima e gratuita su tutto il territorio nazionale. Il servizio è affidato ad una equipe di medici, psicologi, dietisti che sostiene chi vuole smettere di fumare, indirizza a corsi per la disassuefazione dal fumo; aiuta con un programma di sostegno telefonico certificato a livello europeo; fornisce supporto psicologico e clinico-farmacologico durante tutto il percorso di disassuefazione. Smettere di fumare è possibile e i trattamenti per liberarsi da questa schiavitù sono molti. SOS LILT ha anche istituito i “Gruppi di Disassuefazione dal Fumo”, percorsi per smettere di fumare in gruppo che si basano su tecniche e strategie psico-comportamentali e sulla dismissione graduale del numero di sigarette fumate.