Smascherata in Campania la 'bufala' delle bufale. Il Corpo forestale, nell'ambito di un'attività investigativa delegata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere sull'accertamento della qualità e salubrità degli alimenti derivati dal latte di bufala, ha sequestrato circa 180 bufale all'interno di allevamenti in provincia di Caserta, per l'operazione denominata 'Bufale sicure'. "Il sequestro - spiega il procuratore aggiunto Raffaella Capasso - si è reso necessario a seguito della scoperta, per la prima volta, di un ingegnoso e illegale sistema di mascheramento della brucellosi ai danni della salute pubblica e del consumatore".
I controlli della Forestale hanno evidenziato che i capi di bestiame sequestrati erano stati sottoposti alla somministrazione di dosi massicce di vaccino, servito a occultare la presenza della malattia infettiva durante i controlli sanitari. Questa frode era finalizzata ad evitare l'abbattimento dell'animale infetto, come previsto dal programma europeo di sradicazione della brucellosi, proprio per eliminare il rischio di infezione. Conseguenza dell'espediente utilizzato dagli allevatori è il passaggio del batterio vivo della brucella dall'animale al latte prodotto, con pericolo di contaminazione per il consumatore.
"Per evitare inutili allarmismi - prosegue il procuratore - occorre subito precisare che la brucellosi normalmente viene eliminata con la pastorizzazione del latte. Non può sottacersi, tuttavia, che il sistema criminale smascherato dalla Forestale ha favorito la permanenza del batterio negli allevamenti e negli altri luoghi di lavorazione del latte infetto, con conseguente pericolo di contaminazione per gli operatori che manipolano il latte prima della pastorizzazione".
L'attività investigativa, denominata dalla polizia giudiziaria 'Operazione Bufale sicure', è stata condotta dal personale del Corpo forestale del comando provinciale di Caserta e del Nucleo agroalimentare e forestale di Roma, sotto la direzione della procura di Santa Maria Capua Vetere. Le bufale sequestrate saranno sottoposte a uno speciale protocollo operativo, che sara' gestito dall'Istituto Zooprofilattico di Teramo, centro specializzato per la prevenzione della brucellosi.
Da un'analisi più approfondita di oltre ottocento campioni di sangue prelevati su altrettante bufale, è emerso in particolare che il vaccino era stato somministrato agli animali, dei quali alcuni trovati affetti da brucellosi, in età adulta, malgrado l'Unione Europea consenta, solo in alcune zone del Sud Italia, la somministrazione di vaccino limitatamente alle bufale in eta' compresa tra i 6 e i 9 mesi e con il rispetto di protocolli gestiti dalle autorità sanitarie locali.
Scopo degli allevatori incriminati, sottolinea il procuratore, era "l'occultamento dell'infezione da brucellosi, la quale, in presenza del vaccino, non può essere rilevata con il metodo tradizionale di analisi, normalmente utilizzato in Italia e all'estero. Doppio è stato il danno perpetrato dagli allevatori, sia alla salute, sia all'economia: i titolari dell'allevamento non solo nascondevano la malattia infettiva delle bufale, eludendo i controlli messi in atto dalle autorità sanitarie nazionali a partire dall'anno 2000, ma dopo aver sfruttato fino allo stremo gli animali per ricavarne quanto più latte possibile, procedevano al loro abbattimento, al solo scopo di percepire i contributi previsti dall'Unione Europea".