La crisi cambia il volto della tavola. La necessità di risparmiare spinge le famiglie a fare economia sui prodotti più sani della dieta mediterranea per privilegiare alimenti più economici. Ma allo stesso tempo riduce anche la propensione allo spreco, rendendo gli italiani più attenti al riciclo. E' quanto emerge da due distinte analisi condotte dalle associazioni agricole Coldiretti e Cia-Confederazione italiana agricoltori. Sulla tavola delle famiglie, in particolare, spiega Coldiretti fornendo i dati di un'analisi sulla spesa nel primo trimestre 2013, si riducono i consumi di alcuni prodotti simbolo della dieta mediterranea: in particolare si tagliano gli acquisti di olio di oliva (-8%), mentre aumentano quelli di burro (+5%); in calo (-4%) anche gli acquisti di frutta e verdure (-2%). Diminuisce di poco la pasta (-0,5%).
Nel carrello poi - ricorda Coldiretti - si mettono più uova (+2%), e meno carne bovina (-6%) e di maiale (-5%) e pesce (-5%). Aumentano inoltre gli acquisti di latte a lunga conservazione (+4%) a scapito di quello fresco (-4%). La crisi però migliora almeno la tendenza allo spreco: negli ultimi due anni, secondo la Cia, gli italiani hanno ridotto il volume degli sprechi casalinghi, passati dai 100 chili pro capite l'anno del 2011 ai 76 chili di oggi, con un -25% in quantità degli alimenti che finiscono direttamente nella spazzatura. Con il risultato che oggi 5,5 milioni di famiglie (cioé 1 su 4) fa cucina di recupero con gli avanzi, osserva la Cia, avvertendo tuttavia che le cifre dello spreco "sono ancora troppo alte": ogni famiglia spende infatti in media 500 euro in alimenti che non consumerà, con uno spreco che tocca quasi il 10% della spesa mensile.