L'eventuale abrogazione del reato di vilipendio al capo dello Stato spetta ''a chi ha potere di iniziativa legislativa, e dunque non al Capo dello Stato'', e ''per una decisione su proposte del genere è sovrano il Parlamento''. E' quanto si legge in una nota del Quirinale.
Sul reato di vilipendio "la contestazione di eventuali ipotesi di reato avviene del tutto indipendentemente da ogni intervento del Capo dello Stato, che non è chiamato a dare alcun parere né tantomeno autorizzazione all'autorità giudiziaria". Lo precisa un comunicato del Quirinale.
"Resta come problema reale" di "garanzia democratica quello della capacità di distinguere tra 'liberta' di critica e ciò che non lo e" nei confronti di istituzioni che dovrebbero essere tenute fuori dalla mischia politica e mediaticà, specialmente quando si scada in grossolane, ingiuriose falsificazioni dei fatti e delle opinioni". E'quanto sottolinea il Quirinale affrontando il tema del reato di "offese all'onore o al prestigio" del Presidente della Repubblica, previsto dall'art. 278 del codice penale.
Negli ambienti del Quirinale si rileva come sulla stampa abbia avuto oggi rilievo un tema non nuovo sollevato polemicamente già nel passato: quello relativo al reato di "offese all'onore o al prestigio" del Presidente della Repubblica. La contestazione in tal caso di eventuali ipotesi di reato avviene del tutto indipendentemente da ogni intervento del Capo dello Stato, che non è chiamato a dare alcun parere né tantomeno autorizzazione all'autorità giudiziaria che ritenga di assumere iniziative ai sensi dell'articolo 278 del Codice Penale. Anche se taluni mostrano di ignorarlo, il Presidente Napolitano già anni fa ribadì come in ogni caso spetti a chi ha potere di iniziativa legislativa, e dunque non al Capo dello Stato, proporre l'abrogazione di quella disposizione del Codice. E per una decisione su proposte del genere è sovrano il Parlamento. Resta peraltro come problema reale di costume politico e di garanzia democratica quello della capacità di distinguere tra "libertà di critica e ciò che non lo è" - come già disse il Presidente Napolitano nel 2009 - "nei confronti di istituzioni che dovrebbero essere tenute fuori dalla mischia politica e mediatica", specialmente quando si scada in grossolane, ingiuriose falsificazioni dei fatti e delle opinioni.