Forse Berlino non e' la citta' piu' adatta per Barbie: la reginetta di plastica glamour sta per aprire i battenti della 'sua casa dei sogni' - 2500 metri quadrati rosa - a due passi da Alexander Platz, ma e' proprio qui che esplodera' l'indignazione delle donne contrarie alla filosofia della bambola dal corpo perfetto quanto inverosimile, in una protesta organizzata sul web al grido 'Occupy dream house'.
Si leggono le voci di femministe, antifasciste, e cittadine disgustate, che scenderanno in strada contro la bambola. ''It's all about pink?'', si legge sul sito. Sul colore non hanno torto. Perche' tutto, in questo angolo di paradiso per i fan della modellina prodotta da 'Mattel', venuta alla luce ormai 54 anni fa, sara' effettivamente rosa. E bambine e ragazze di tutto il mondo potranno, nel mitico ascensore della villetta divenuta realta', inoltrarsi dal maestoso ingresso, verso la cucina e la camera da letto, per perdersi nell'immenso armadio della bionda meglio vestita del globo.
Un biglietto familiare costa 49 euro, e anche su questo c'e' gia' chi ha da ridire nella citta' che frequenta il glamour solo se accessibile alle tasche di tutti, e che predilige comunque tutto cio' che e' avanguardia dal sapore spartano. La visita nella 'Casa dei sogni di Barbie' e' immaginata come un'esperienza interattiva, grazie a un braccialetto che sara' fornito all'ingresso dietro una cauzione da 5 euro: per giochi multimediali con la padrona di casa, che abita in via Voltaire. A pochi passi dal luogo simbolo della Berlino est di una volta: un contrasto che pure fa un certo effetto. ''Non non vogliamo che le ragazzine, soprattutto nell'eta' della scuola primaria, vengano esposte a una propaganda sessista'', si legge in una sorta di manifesto di Occupy, che scippa il nome ai gruppi di protesta che hanno animato il dibattito contro l'alta finanza, sopratutto in Germania.
''Percio' protesteremo pacificamente per un'educazione infantile senza sessismo. Ci sono molte alternative a Barbie'', spiegano citando ad esempio l'eccentrica Pippi calzelunghe. Dichiarare guerra alla casa della bambola sexy, significa schierarsi ''contro ogni cliche' sui ruoli'', ''contro la discriminazione delle donne sul lavoro'', ''contro i salari bassi e il carico domestico eccessivo subito ancora da alcune donne'', si legge.
Perche' avercela tanto con Barbie? ''Perche' rappresenta l'immagine delle donne il cui solo compito e' essere particolarmente belle e occuparsi della casa''. Sotto attacco finiscono anche il seno prosperoso, i fianchi smilzi, la pancia piattissima: ''Se fosse una donna vera non potrebbe stare in piedi, ne' sopravvivere viste le dimensioni''. Non basta. C'e' spazio anche per i movimenti antifascisti, nella protesta contro quell' ''incubo'', quell' ''inferno rosa'' finito da giorni sotto attacco: ''Cosa c'entra Barbie col nazismo?'', spiega la fondatrice del gruppo 'Pinkstinks' sullo stesso sito: ''Barbie cucina si trucca, canta, si occupa di questioni di stile'', ogni porta e' aperta per lei ''perche' e' bella''. ''Non tutti i suoi fan sono nazisti, ma Barbie puo' veicolare il modello sociale basato sui ruoli della cultura nazi''.