Lo schianto al porto di Genova


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'La nave non rispondeva ai comandi'

La testimonianza di Antonio Anfossi, il pilota del Jolly Nero: 'E' stata la fine' p

"La nave non rispondeva ai comandi": questa la testimonianza del pilota del Jolly Nero, Antonio Anfossi, raccolta dal Secolo XIX e dal Corriere della Sera. Anfossi è l'uomo che, insieme al comandante Roberto Paoloni, ha manovrato a bordo del cargo, colui che ha realizzato in tempo reale quanto stava per succedere in porto. "L'ho detto al comandante. Ci stavamo accostando troppo al molto Giano. Poi, all'improvviso, la nave non rispondeva più ai comandi, era fuori controllo. Abbiamo provato a fermarci ma è stato tutto inutile - ha detto -. Siamo andati a schiantarci contro la torre di controllo ed è stata la fine". Chi ha la responsabilità? "Non mi sento in colpa. Adesso per me è il momento delle lacrime. Piango per i piloti e militari scomparsi, ma al contempo voglio capire cosa è accaduto, come questo disastro si sia potuto verificare". Anfossi , che è indagato insieme al comandante per omicidio colposo plurimo, nella tragedia ha perso amici cari. "Giusto l'altra sera avevo cenato con Michele Robazza" ha detto riferendosi al pilota il cui nome è nell'elenco delle sette vittime accertate. Cosa è successo a bordo? "Non capisco, ma proprio perché voglio chiarezza fornirò ai magistrati e agli inquirenti la mia piena collaborazione". "Non mi sento in colpa, non mi considero responsabile dell'accaduto". "La Jolly Nero - racconta - stava procedendo a macchine indietro. Velocità 3 nodi. Abbiamo iniziato la manovra per virare, quindi motori spenti e andatura lenta, pronti ad azionare i propulsori per contrastare l'abbrivio". Dal rimorchiatore di poppa - scrive il Secolo - il comandante Fabio Casarini assisteva ai movimenti del cargo, e ha avvisato che la Jolly era a 70 metri dal molo. "Sentita la comunicazione dal rimorchiatore - precisa Anfossi - ho comunicato col comandante e gli ho detto che ci stavamo avvicinando al molo Giano e che serviva innescare i comandi di 'macchine avanti'. Una correzione, una procedura normale. Paoloni ha ripetuto le mie parole, ma la nave non rispondeva ai comandi, i motori non ripartivano. Ha provato una volta, poi un'altra, quindi ha comunicato il guasto. 'Avaria, avaria'. Bisognava fermare la Jolly Nero, così abbiamo tentato di calare le ancore". L'operazione richiede una trentina di secondi. La nave non si è fermata.

LAVORATORI, ENNESIMO TEATRINO ISTITUZIONI "Noi lavoratori colpiti da questa immane tragedia ci troviamo di fronte all'ennesimo teatrino di sindacati e istituzioni: il profitto e gli interessi prevalgono sulla vita dei lavoratori". E' uno stralcio della lettera letta da alcuni lavoratori del porto dopo una breve contestazione agli interventi delle istituzioni in ricordo delle vittime nell'incidente in porto a Genova. "Siamo qui per esprimere solidarietà e vicinanza alle famiglie dei lavoratori che usciti di casa per andare a lavoro non hanno fatto ritorno, senza dimenticare i lavoratori che hanno viste le loro vite salve ma il loro corpo segnato in modo permanente - ha letto il portavoce dei lavoratori - Come cittadini pretendiamo che di fronte a tutte le tragedie avvenute fino a oggi vengano abbattute i muri omertosi, perché il porto di Genova non diventi il porto dei misteri". "Per l'ennesima volta assistiamo al solito teatrino dei sindacati che non sono stati in grado di continuare lo sciopero come di fatto avvenuto durante la notte della tragedia, per non interrompere la 'sacra produttivita'' - continua la lettera - Come si può fare transitare le navi mentre si dichiara uno sciopero? Mentre i soccorritori incessantemente cercano i superstiti in un mare pieno di melma, in condizioni non agevoli, peggiorate dal movimento delle navi stesse. Una nave da crociera, una nave dei divertimenti è partita, con tanto di turisti in coperta, armati di macchine fotografiche per documentare l'ennesima tragedia, che oggi in Italia vede più di mille morti sul lavoro in Italia all'anno".