Sempre più un "bollettino di guerra", con donne, spesso giovani ragazze, vittime della violenza degli uomini, marito, convivente, fidanzato, amante. Lo chiamano ''femminicidio'', ma è soltanto la punta dell'iceberg: secondo i dati di Telefono Rosa, nel 2012 sono state 124, nei primi mesi del 2013 già ben oltre 10, le donne ferocemente uccise in nome di un ''amore'' malato e assassino.
Morti che spesso sono solo l'ultimo atto dopo anni, talvolta decenni di violenze e maltrattamenti. I dati delle violenze sulle donne denunciate alle volontarie dell'associazione Telefono Rosa nel corso del 2012, resi noti a marzo, sono gli unici numeri che abbiamo in Italia sul fenomeno e confermano che la violenza si scatena quasi sempre tra le mura domestiche, all'interno di un rapporto affettivo o sentimentale.
L'autore è dunque il marito (48%), il convivente (12%) o l'ex (23%), un uomo tra il 35 e i 54 anni (61%), impiegato (21%), istruito (il 46% ha la licenza media superiore e il 19% la laurea). Non fa uso particolare di alcol o di droghe (63%). Insomma, un uomo ''normale''.
Così come normale è la vittima: una donna di età compresa fra 35 e 54 anni, con la licenza media superiore (53%) o la laurea (22%); impiegata (20%) o disoccupata (19%) o casalinga (16%), con figli (82%). La maggior parte delle violenze continuano ad avvenire in casa, all'interno di una relazione sentimentale (84%), in una famiglia ''normale''.
L'atto violento non e' mai isolato ma è costante e continuo (81%) e non finisce con la chiusura del rapporto ma si protrae anche dopo, spesso con un atteggiamento persecutorio (stalking). La violenza fisica aumenta dal 18% al 22%, ma si accompagna sempre a violenza psicologica, minacce, violenza economica.
Sale, dal 13% al 18%, la percentuale di donne che ammettono che la debolezza le ha spinte per anni a sopportare la situazione (il 35% da uno a 5 anni, il 34% da 5 a 20 anni e il 12% per oltre 20 anni), mentre diminuisce dal 14% all'11% la convinzione di tollerare la violenza per amore.