di Mariaceleste de Martino
(mariaceleste.demartino@rai.it)
‘Censura’ è stato il lasciapassare in Kuwait, come accade in ogni Paese arabo, per il Festival del cinema italiano. Organizzato per la prima volta nel piccolo emirato, la rassegna di pellicole tricolore, come ‘Benvenuti al Nord’ e ‘Nuovo cinema paradiso’, si è svolta nelle sale pubbliche invece che ‘ghettizzare’ i film e proiettarli nella sede dell’ambasciata italiana. “È stato un primo passo ed è andata bene. L’obiettivo era di far conoscere al pubblico kuwaitiano i film italiani più belli e rappresentativi. Così l’ambasciatore italiano in Kuwait, Fabrizio Nicoletti.
È stato molto coraggioso e audace come progetto. Avete scelto di proiettare le pellicole nelle sale kuwaitiane e non di tenere il festival all'interno dell'ambasciata. Perché ?
“Il nostro scopo era di raggiungere un pubblico più vasto e confrontarci anche un po’ con l'ignoto. Kuwaitiani di ogni età sono venuti almeno a due proiezioni. Non sto parlando di numeri ‘hollywoodiani’, mentirei se raccontassi di code chilometriche per accaparrarsi i posti, ma è stato un passo iniziale. Il concetto per noi fondamentale è che abbiamo voluto sottolineare che la cultura, in questo caso il cinema, serve a unire, a crescere insieme e non a dividere o a creare barriere. se avessimo usato la sala polifunzionale dell'ambasciata avremmo certamente riempito la settantina di posti a disposizione, dandoci l'illusione di essere ‘pieni a tappo’, ma non avremmo colpito nel segno. Sarebbe stata una delle manifestazioni che vengono qui svolte dalle rappresentanze diplomatiche prive però di una reale presenza delle giovani generazioni kuwaitiane. Andare ‘sulla strada’, mettendoci quasi in ‘concorrenza’ con le altre sale cinematografiche, ma soprattutto dare a tutti la possibilità di vedere i nostri film e credo sia stata un'operazione più interessante, di maggiore respiro che, mi auguro proprio, dia col tempo i suoi frutti”.
Quali sono state le reazioni dell'emirato e quali le critiche?
“Di positivo è la quantità e la varietà di gente che ha frequentato le proiezioni. Chi conosceva i film ha ‘sofferto’ per i tagli di censura abbastanza prevedibili, questa è stata l’unica critica”.
Chi vorrebbe che venisse in futuro alla rassegna del cinema italiano? Tra figure istituzionali e del cinema, chi e perché? Per spiegare ai kuwaitiani cosa?
“Mi piacerebbe poter portare qualche grande autore del cinema, magari con una retrospettiva, ma non penso solo ad autori storici, bensì anche a quelli contemporanei che avrebbero tanto da dire, comunicare, raccontare a tutto il pubblico, me compreso”.
Come ci vedono i kuwaitiani? Quale stereotipo culturale hanno degli italiani?
“I kuwaitiani portano l'Italia, gli italiani e i nostri prodotti ‘in palmo di mano’. La simpatia e la stima nei nostri riguardi qui si percepisce ogni minuto, in ogni occasione. Temo che siamo noi a utilizzare nei loro confronti un cliché errato, con troppi pregiudizi e perplessità. I kuwaitiani stravedono per il ‘Made in Italy’, dal design alla cucina, dalla meccanica all'abbigliamento, all'architettura. Ci vedono come coloro che sono circondati da tutto ciò che è appetibile e bello nella vita, che valga la pena di essere vissuto. Sotto un certo punto di vista, siamo un modello. E come generalmente tutti gli arabi e i paesi mediterranei, ci considerano loro fratelli. La distanza tra kuwaitiani e italiani è di gran lunga minore di quanto generalmente creda l'italiano medio. Ed è anche per questo che gli itaiani sono i benvenuti in Kuwait”.
‘Mente culturale’ dell’evento è Alessandra Priante che vive nel Golfo da quasi tre anni ed è il cinema a essere stato il suo biglietto d'ingresso quando nel 2008 organizzò il primo “focus sul cinema italiano al Dubai International Film Festival”. E lei è anche il ‘link’ con l'Abu Dhabi International Film Festival dove garantisce la presenza del cinema italiano migliore.
“Ho portato cinque film e alcuni tra i più grandi attori del nostro cinema come Giancarlo Giannini e Pierfrancesco Favino. Credo nel potere del cinema come grande illustrazione composita di un modo di essere e di espressione artistica. Il cinema riflette lo stato delle cose nel Paese in quel particolare momento ed è quindi un’arte in movimento, liquida, diventando uno strumento di dialogo culturale importante”, commenta Priante che promuove la cultura e l'istruzione Italiana, quindi l'arte in ogni sua forma.
Quali sono i film che sono piaciuti di più?
“Benvenuti al Nord e Nuovo Cinema Paradiso. Ma devo dire che anche la comicità sognante di Soldini è piaciuta molto”.
Cosa è stato censurato?
“La scena più evidente è stata sicuramente quella del bacio in ‘Nuovo cinema paradiso’. Nonostante tutto però il film regge benissimo e fa commuovere lo stesso molto”.
La censura nella censura, visto che nel film di Giuseppe Tornatore si evidenzia proprio la censura dei baci nel cinema Usa mostrato nella Sicilia degli Anni 50.
Chi le piacerebbe vedere sfilare sul tappetto rosso in Kuwait?
“Paolo Sorrentino e altri giovani autori anche più ‘concettuali’. Vorremmo portarli soprattutto per dei masterclass all’università. La presenza dei registi è sempre un momento di scambio fondamentale con il pubblico”.
Italiani e kuwaitiani sono davvero simili?
“Il Kuwait è uno dei pochi Paesi del Golfo che ‘parla’ anche Italiano. L'élite in particolare ha una profonda cultura che include ovviamente anche il nostro Paese e molti dei loro figli si sono laureati in Italia, frequentando facoltà come medicina, ingegneria e architettura”.
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