di Sandro Calice
IRON MAN 3
di Shane Black,Usa 2013, supereroi (Walt Disney Pictures) con Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Guy Pearce, Don Cheadle, Rebecca Hall, Paul Bettany, Ben Kingsley, Jon Favreau, William Sadler, James Badge Dale, Bingbing Fan, Yvonne Zima, Stephanie Szostak, Dale Dickey, Ty Simpkins, Xueqi Wang, Ashley Hamilton, Marco Sanchez, Spencer Garrett, Bridger Zadina.
Ora, non è che si possa sempre abusare dell’idea di Frank Miller e del suo Batman caduto e decadente. Soprattutto se ti chiami Shane Black.
E’ passato poco tempo da quando gli Avengers hanno sconfitto Loki e le orde di invasori alieni, e a Tony Stark, l’esuberante e presuntuoso miliardario dentro l’armatura di Iron Man, quell’esperienza ha cambiato la vita. Di fronte all’immensità di quel pericolo, di fronte alla scoperta di mondi sconosciuti e favolosi, ora è meno sicuro di se stesso. Ma Stark non può riposare, sono giorni bui per il mondo: il Mandarino, un misterioso e potentissimo terrorista internazionale, minaccia tutto il mondo occidentale con una serie di attacchi mortali al cuore dell’America. E quando Stark lo sfida, il Mandarino distrugge il suo mondo come nessuno aveva mai fatto prima. Ora l’uomo dovrà contare più su stesso che sulle macchine, se vuole sopravvivere e salvare chi ama.
Ci sono registi che quando gli metti in mano il giocattolo dei supereroi, si sentono in diritto di essere pervasi da furore (ri)creativo. E andrebbe anche bene: nessuno, nemmeno i fan vorrebbero dei film fedelissimi a storie ormai antiche. Però, innanzitutto questi autori dovrebbero pensare che hanno tra le mani delle icone, personaggi che vivono di una potenza evocativa e narrativa propria, insita nella loro storia, che basta accompagnarli con discrezione per avere successo (alzi la mano, per fare un esempio, chi ricorda più di due registi diversi dei film dedicati a 007). Poi, dipende da che regista sei. Se ti chiami Shane Black, hai fatto solo un film (“Kiss kiss, bang bang”) e hai sceneggiato “Arma letale” e “L’ultimo boyscout”, c’è il forte rischio che il tuo Tony Stark somigli a un Bruce Willis qualsiasi con la faccia ferita e la canottiera insanguinata. Senza parlare poi del fatto che il paradigma di riferimento è (ancora una volta!) il Batman di Miller/Nolan, già “copiato” dal James Bond di “Skyfall”, quello cioè dell’eroe mostrato nella sua debole umanità, che cade, soffre, risorge e vince. Va bene una volta, due, alla terza è inutile maniera. Con l’aggravante di una sceneggiatura (dello stesso Black) con molte, troppe semplificazioni. Per fortuna ci sono Tony Stark\Downey Jr. e Iron Man che reggono il gioco da soli, ci regalano una buona dose di scene spettacolari e la solita, imprescindibile ironia. Ma Whedon e il capolavoro “Avengers” sono lontani anni luce. P.S. Non perdetevi, come al solito, la scena finale al termine dei (lunghissimi) titoli di coda.