Tempi duri per le 'bionde'. E quindi anche per lo Stato che tra le voci dell' incasso fiscale ha proprio quella delle imposte sui tabacchi: le famigerate accise. Dai dati recentemente diffusi dal Dipartimento delle Finanze emerge infatti una tendenza evidente alla contrazione: dalle accise sul consumo di tabacchi lo Stato nei primi 2 mesi del 2013 ha messo in cassa 1,607 miliardi contro i 1,739 dello stesso periodo del 2012. Un 'buco' di tutto rispetto: -132 milioni, pari ad un calo del 7,6%. Se a questo si aggiunge anche la contrazione di 71 milioni registrata nel mese di dicembre si arriva ad una perdita totale di oltre 200 milioni in soli tre mesi.
L'ammanco in cassa potrebbe sembrare solo uno degli effetti scontati della crisi: meno soldi, si fuma meno oppure si fuma di contrabbando. Ma non è solo questo. Anche perché gli esperti di manovre (sul prezzo delle sigarette) spiegano che quello delle bionde è un consumo 'elastico': si contrae con gli aumenti o la crisi ma poi in pochissimo tempo torna alla dimensione iniziale. E comunque aumenti di prezzo di recente non ce ne sono stati. Allora parte di questo 'buco' sarebbe imputabile non al normale 'tira e molla' dei consumi ma alla nuova 'frontiera' del fumo elettronico. Cioè sarebbero gli 'svapatori' ad alleggerire l'incasso dell'erario: almeno per il 40% di questi 203 milioni in meno, e quindi per ben 81,2 milioni.
Ancora non una vera voragine dunque rispetto all'oltre 1,6 miliardi di incasso, ma certo una tendenza preoccupante per le casse pubbliche. Tendenza che, oltre al dibattito legato ai rischi per la salute ed ai conseguenti interventi (lo stop di Balduzzi alle e-cig per i minori di 18 anni) sta allertando anche i 'controllori' dei conti. E non è escluso che a breve porterà il legislatore ad un intervento massiccio su un settore che si sta sviluppando a macchia d'olio.