di Gianluca Luceri
Ormai ci siamo. la Juventus batte 1-0 il Milan a Torino nel match clou della 33.ma giornata e ipoteca così il suo scudetto di fila, il 29.simo della sua storia, al netto dei due revocatigli per calciopoli. A cinque giornate dalla fine, i bianconeri di Conte conservano ben 11 punti sulla seconda, cioè il Napoli che ha vinto, pur soffrendo, in casa con il Cagliari. I rossoneri di Allegri invece hanno ora soltanto un punto di margine sull'arrembante Fiorentina che in extremis ha avuto la meglio del Torino.
Riflettori sullo Juventus Stadium, anche se la partita di Torino stenta davvero a decollare. La posta in palio per Juventus e Milan è comunque altissima. Le squadre si temono e sono bloccate, pochissimi gli spazi, ne risente lo spettacolo. Anche se le occasioni ci sono. Il Milan ci prova a fare gioco, ma senza lampi e soffre le ripartenze dei bianconeri. Pirlo, sempre su punizione, impegna con tiri deviati dalla barriera prima Abbiati e poi Amelia che aveva sostituito il portiere titolare, bloccato da un problema muscolare. Una spettacolare rovesciata di Pogba, finisce fuori, mentre Vucinic non sfrutta un buon cross di Liechsteiner. Per il Milan da annotare i tiri di Robinho e El Shaarawy. Nella ripresa la Juve sblocca il risultato su rigore: Asamoah supera Abate e anticipa Amelia che lo mette giù. Nessun dubbio per Banti. Dagli undici metri va Vidal che con un piatto destro imprendibile infila il 'sette'. I rossoneri accusano il colpo, ma poi si riorganizzano e provano ancora a raggiungere un pari che però non arriva, anche se alla fine forse non sarebbe immeritato. I bianconeri di Conte al fischio finale fanno festa per il 'quasi' scudetto, mentre il Milan, che aveva perso l'ultima volta il 22 dicembre 2012 all'Olimpico contro la Roma, adesso non può più pensare al secondo posto del Napoli (avanti di 7 punti), ma deve pensare a difendere il terzo, che vale il play-off di Champions League, dall'assalto della lanciatissima Fiorentina.
Un 'infinito' Napoli mette un'ipoteca probabilmente decisiva sul secondo posto piegando 3-2 il Cagliari all'ultimo respiro. Il 'man of the match', con una splendida parabola a giro, è Lorenzo Insigne da Frattamaggiore, che al 94' fa saltare il banco e il San Paolo, ormai rassegnato al pareggio. Stadio partenopeo che Ibarbo aveva gelato al 17' segnando lo 0-1 dei sardi con un siluro dal limite. Gli azzurri comandano la gara ma Cavani si mangia di tutto e di più: una rarità. Il secondo tempo è un vero helzapoppin: gol, emozioni e nervi scoperti. Al 48', aiutato da un tocco di Astori, Hamsik rimette il risultato in equilibrio. Poi ecco la vendetta del Matador: fermato poco prima da un super Agazzi, corregge in porta al 64' il 2-1 del ribaltone. Sette giri di lancette e un Cagliari mai domo si riporta in linea di galleggiamento con il folletto Sau (71'): una gemma la sua conclusione appena fuori l'area. Squadre stanche e tutto da rifare per Mazzari, che butta dentro anche Calaiò e Insigne. Parte l'assalto finale e al 4' di recupero ecco che l'ex pupillo di Zeman regala al Napoli un successo che fa rima con Champions.
Più che una partita, un thriller. Una pazza Fiorentina costruisce, smonta e poi ricostruisce: al Franchi ecco un 4-3 contro il Toro sconsigliato ai deboli di cuore. La vittoria dei viola è alla fine pesantissima in termini di classifica: il terzo posto del Milan è infatti ad un tiro di schioppo. La prima mezz'ora della squadra di Montella, assoluta padrona del campo, è un autentico show: Cuadrado fa 1-0 (8') con un delizioso tocco sotto a scavalcare Gillet, Aquilani raddoppia con uno stacco impetuoso (16'), triplica Ljajic (33') con una punizione che spolvera l'incrocio dei pali. I granata evitano un'imbarcata peggiore solo grazie ai voli del loro portiere ma al 45', appena la Fiorentina si rilassa un attimo, ecco che Barreto a sorpresa regala un filo di luce a Ventura. Luce che nella ripresa si assopisce in casa viola, visto che il Toro accorcia ancora con l'ex Santana (55'), complice Viviano, e addirittura rimonta sul 3-3 con un altro ex dal dente avvelenato, ovvero Alessio Cerci (77'), protagonista di una chirurgica conclusione dalla distanza. Il 3-3 sembra apparecchiato ma il cambio di Montella 'spacca' di nuovo la gara: entra Romulo e all'86' il brasiliano confeziona un 4-3 di inestimabile valore. Va in fumo l'incredibile rimonta degli ospiti, cui manca ancora qualche passo per confermarsi in serie A. E domenica, tanto per gradire, c'è il derby con la Juve...
L'Inter disastrata dell'ultimo periodo, complice una serie impressionante di infortuni, piega il Parma nel finale e si rilancia nella corsa all'Europa League dopo l'eliminazione in coppa Italia. Schelotto (fischiatissimo) spreca troppo, Handanovic conserva poi è Tommaso Rocchi all'81' , con un tiro 'sporco', a rinsaldare le viti della panchina di Stramaccioni, che coglie con i 'resti' nerazzurri una vittoria da 'provinciale': cuore, denti e un po' di fortuna. In tempi di vacche magrissime, basta e avanza. Il Parma di Donadoni, forse troppo timido contro un'avversaria così rabberciata, prende una traversa con Valdes, ha un paio di buone occasioni con Sansone ma Amauri gioca troppo spalle alla porta. I ducali restano inchiodati a quota 39 dopo un girone di ritorno avaro di soddisfazioni. La salvezza resta comunque ad un passo.
Una brutta Roma spreca la chance di allungare in zona Europa League facendosi fermare sull'1-1 all'Olimpico da un Pescara ormai spacciato ma non dimesso. I giallorossi, scavalcati dall'Inter e adesso sesti, disputano un primo tempo inguardabile, rischiando già al 1' di andare sotto (Sforzini tutto solo conclude alto). La rete è nell'aria e arriva puntuale con l'ex Caprari (14') che insacca in rete di testa dopo una poco convincente respinta di Stekelenburg su botta di Cascione. Il resto è un monologo caotico e confusionario dei padroni di casa, che giocano una partita nevrotica figlia di troppi passaggi approssimativi, costruiscono qualcosa (erroraccio di Florenzi) ma gli abruzzesi restano in piedi senza finire schiacciati. L'ingresso di Destro porta subito il pareggio in avvio ripresa (51') con un tap-in ravvicinato, ma non è l'inizio del ribaltone come si potrebbe pensare. Ci prova Totti su punizione, Pelizzoli è prodigioso su De Rossi ma nel finale è il Pescara, fino allora arroccato in difesa, ad avere la possibilità di fare male ai giallorossi: il pallonetto del giovane Di Francesco è però smanacciato da un reattivo Stekelenburg. Film già visto e nulla di nuovo sotto il sole capitolino: quando la Roma deve accelerare, puntualmente si arena. E' il famoso soldo che manca per fare una lira.
Nella giornata dei finali al cardiopalmo, c'è anche il derby di Sicilia al Massimino, confronto drammatico per un Palermo a caccia di una salvezza durissima da raggiungere ma ancora possibile. Il Catania, in vantaggio con Barrientos al 69' su invito di Gomez, già sognava la 'domenica della vita': fare il record di punti in serie A e spingere i 'cugini' all'inferno. Tra i sogni e la realtà, spunta però il sinistro vincente dello sloveno Ilicic al 94' (rete regolarissima) pochi attimi prima del triplice fischio di Mazzoleni che da il via ad una rissa da saloon. Ne fa le spese il portiere etneo Andujar, espulso per proteste. Il contemporaneo ko interno del Siena tiene vive le speranze della Sannino-band, il cui cammino resta comunque tutto in salita. Gli ultimi 5 turni, saranno a dir poco da brividi. Il Catania invece abbandona definitivamente i propositi europei anche se la sua stagione resta da applausi.
Se non è un suicidio sportivo, poco ci manca. Con tre punti, il Siena avrebbe compiuto un salto tiplo verso il traguardo-salvezza. Avrebbe, perché pur mantenendo un +1 su Palermo e Genoa, l'occasione persa al Franchi contro il Chievo è di quelle che potrebbero lasciare il segno. Fa festa la squadra di Corini, che vince 0-1 con il timbro di Pellissier in contropiede al 45' e può ormai considerarsi tranquilla e beata a quota 39. L'importanza della posta in palio 'blocca' non poco la gara, con i toscani che faticano a rendersi pericolosi. Al 61' esplode la rabbia dei padroni di casa per un gol prima concesso e poi annullato a Paci: Valeri valuta fallosa una spinta su Cesar (che non pare così evidente) e ritorna sui suoi passi, 'spinto' anche dall'arbitro di porta Rizzoli. A ruota il Siena crea tre clamorose palle-gol, ancora con Paci, poi con Emeghara e Paolucci: in due occasioni, è strepitosa la risposta del portiere gialloblù Puggioni. Le emozioni finiscono qui, la corsa di Iachini prosegue. Ma ci sarà tanto, tantissimo da soffrire.
Bologna e Sampdoria compiono un altro piccolo ma importante passo verso la salvezza, ormai a portata di mano. Al Dall'Ara finisce 1-1, risultato che in fondo fondo non dispiace a nessuno. Al vantaggio felsineo, firmato da Gilardino (24') di testa su assist di Taider, risponde nella ripresa Sansone con un bel diagonale di sinistro (59') e con Curci non esente da colpe. Gara onesta, giocata su buoni ritmi ma dai contenuti tecnici non eccelsi. A parte i gol, capitano sui piedi di Kone e Diamanti, fermati da un ottimo Romero, le occasioni più significative per la squadra di Pioli. Anche i blucerchiati però potrebbero colpire: Sansone e Palombo sono i più pericolosi. Alla fine esce un pareggio che fa poche pieghe.