La scomparsa di Sarah, le ricerche, la confessione di zio Michele e il ritrovamento del cadavere, l'arresto, le indagini, la chiamata in correità e l'arresto di Sabrina, l'accusa alla figlia e lo scarico di ogni responsabilità, la ritrattazione dell'accusa, gli arresti dei presunti complici nella soppressione, l'arresto di Cosima. E poi le decisioni del Riesame e della Cassazione, le 'bugie' di alcuni testimoni, il sogno del fioraio o presunto tale, la conclusione dell'inchiesta, l'udienza preliminare, i rinvii a giudizio, il processo di primo grado, la sentenza. Sono i capitoli della storia del delitto di Sarah Scazzi, la ragazza di 15 anni di Avetrana, in provincia di Taranto, strangolata in un caldo pomeriggio di fine agosto del 2010.
Ecco le tappe principali dell'inchiesta e del processo per l'uccisione di Sarah Scazzi.
26 agosto 2010. Sarah Scazzi esce da casa ad Avetrana (Taranto) per recarsi al mare con la cugina Sabrina Misseri. Scompare nel nulla.
6 ottobre 2010. Michele Misseri confessa di aver ucciso Sarah, strangolandola, e fa ritrovare i resti del corpo in un pozzo nelle campagne di Avetrana.
15 ottobre 2010. Michele Misseri chiama in correità nel delitto la figlia Sabrina, che finisce in cella.
5 novembre 2010. Michele Misseri accusa la figlia Sabrina di aver ucciso Sarah.
19 novembre 2010. Nell'incidente probatorio Michele Misseri conferma le accuse del 5 novembre nei confronti della figlia.
Dicembre 2010. Michele Misseri comincia a scrivere lettere, sostenendo che ha fatto tutto lui, dal delitto alla soppressione del cadavere.
23 febbraio 2011. I carabinieri arrestano Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele Misseri, per concorso in soppressione di cadavere.
10 marzo 2011. Il Tribunale del Riesame scarcera Carmine Misseri e Cosimo Cosma.
26 maggio 2011. Viene arrestata Cosima Serrano, moglie di Michele Misseri e madre di Sabrina. E' accusata di concorso in omicidio e sequestro di persona. Analogo provvedimento viene notificato a Sabrina in carcere.
30 maggio 2011. Michele Misseri viene scarcerato. Ora è accusato solo di soppressione di cadavere.
1 luglio 2011. La Procura chiude le indagini preliminari.
29 agosto 2011. Dinanzi al gup comincia l'udienza preliminare, che si chiudera' con nove rinvii a giudizio, tre assoluzioni e un proscioglimento. 10 gennaio 2012. Comincia il processo dinanzi alla Corte di Assise di Taranto.
17 luglio 2012. Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, citate dall'accusa, si avvalgono della facolta' di non rispondere. Stessa cosa fanno Carmine Misseri e Cosimo Cosma.
29 ottobre 2012. Michele Misseri, citato dall'accusa, non risponde alle domande. 20 novembre. Cosima Serrano, citata alla difesa, non risponde.
20 novembre 2012. ''Reputavo Sarah una sorella minore, non una cugina, e la trattavo di conseguenza. Qualche rimprovero si', ma non litigi'': lo dichiara Sabrina Misseri durante l'esame della difesa.
5 dicembre 2012. ''Ho ucciso io Sarah, questo rimorso non lo posso piu' portare dentro di me''. Lo dichiara Michele Misseri e il suo difensore, Armando Amendolito, rimette il mandato. Viene sostituito di ufficio dall'avv. Luca Latanza.
29 gennaio 2013. Uno dei sei giudici popolari viene 'pescato' mentre esprime giudizi poco lusinghieri su una testimone e viene sostituito.
5 marzo 2013. La Procura di Taranto conclude la requisitoria. cominciata il 25 febbraio dal pm Mariano Buccoliero, e formula le richieste di condanna. 25 marzo. Viene diffuso un 'fuori onda' tra presidente della Corte e giudice a latere; la difesa di Sabrina chiede alla Corte se non intenda astenersi dal processo.
26 marzo 2013. La Corte si astiene rimettendo gli atti al presidente del Tribunale, che il giorno dopo rigetta l'astensione. Il processo prosegue.
15 aprile 2013. Chiuse le repliche. Alle 17.30 la Corte si ritira in camera di consiglio per la sentenza.
20 aprile 2013. La Corte di Assise di Taranto condanna Sabrina Misseri e Cosima Serrano all'ergastolo per l'omicidio di Sarah. Michele Misseri è condannato a 8 anni di carcere per concorso nella soppressione del cadavere e per furto aggravato del telefonino della vittima.