L'ipnotista
di Sandro Calice 
di Lasse Hallström, Svezia 2013, thriller (BIM)
Fotografia di Mattias Montero
con Tobias Zilliacus, Mikael Persbrandt, Lena Olin, Helena af Sandeberg, Oscar Pettersson, Anna Azcarate, Jonatan Bökman, Jan Waldekranz.
E’ un interno di famiglia con massacro, ma le atmosfere rarefatte dei paesi scandinavi paradossalmente sembrano non aiutare i registi a inquadrare la cifra precisa del thriller.
In una gelida Stoccolma, un uomo viene brutalmente assassinato in una palestra. Poco dopo viene massacrata anche la sua famiglia. Si salva solo il figlio adolescente, ricoverato in fin di vita, mentre la sorella maggiore non si trova. Questo il quadro che si presenta all’ispettore Joona Linna. Ha una strage, e un testimone oculare che non può interrogare, non normalmente almeno. Il ragazzo potrebbe parlare sotto ipnosi e il miglior ipnotista in circolazione è Erik Maria Bark, che però ha giurato di non praticare mai più la sua abilità. La sua promessa verrà messa in crisi dagli eventi, perché l’assassino è ancora in giro.
“Non è quello che la gente si aspetta da me, quindi non sono mai stato veramente considerato per questo genere” dichiara nelle note di regia Lasse Hallström, che ricordiamo affettuosamente per titoli come “Le regole della casa del sidro” e “Chocolat”. E verrebbe da dire che un motivo c’era. Ma fuor di sarcasmo, il film non funziona perché come altri recenti esempi di registi scandinavi alle prese col thriller (il Niels Arden Oplev di “Uomini che odiano le donne” e di “Dead man down”) c’è questo alternare lentezze e intimismi a momenti di tensione in maniera quasi meccanica, poco fluida, e comunque con un “dosaggio” ed un ritmo che malissimo si adatta al genere. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Lars Kepler, pseudonimo della coppia di scrittori Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril, che di romanzi con protagonista l’ispettore Linna e relativi adattamenti cinematografici ne hanno pensati ben otto. Suona un po’ come una minaccia.
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