Costruire il paesaggio


Stampa

L'architetto degli alberi

La preziosa esperienza di Cesare Leonardi olea_europea_296

di Laura Mandolesi Ferrini
(l.mandolesi@rai.it)


Un proverbio africano dice che il momento migliore per piantare un albero era 20 anni fa, il secondo momento migliore è adesso. Saggezza popolare che introduce un dato di fatto: l’importanza della dimensione temporale legata alla loro esistenza e al loro sviluppo. Ma è sufficiente piantare un albero? Cesare Leonardi, architetto e designer modenese, oggi celebrato nei musei di numerosi Paesi, iniziò ad avere a che fare con questi dubbi negli anni ’60. Da allora un percorso di ricerca diretta e rigorosa lo ha portato alla realizzazione di uno studio originalissimo sugli alberi e sul loro “comportamento”. In un paese come l’Italia, dove gli alberi si piantano ancora un po’ a caso, lo sforzo di Leonardi ci aiuta a capire meglio come progettare, come piantare e quindi come convivere con questi esseri viventi pieni di sorprese.

Architetto Leonardi, per un uso “architettonico” degli alberi, bisogna conoscere la loro architettura interna, il loro comportamento nel tempo e nello spazio. Cosa l’ha aiutata di più in questa scoperta?

“Nei miei viaggi ho potuto osservare come gli alberi si comportino diversamente a seconda del luogo in cui vivono, del clima e della caratteristiche del terreno. A Mosca ho visto una Picea Pungens Koster con foglie di colore azzurro intenso: lo stesso albero cresciuto a Modena ha foglie verdi prive di tonalità azzurra. Tuttavia non ho mai studiato a fondo gli aspetti prettamente botanici o le caratteristiche dei terreni, mentre sono stato sempre interessato alla forma degli alberi, al loro “portamento”, alla struttura, ai cambiamenti stagionali, all’ombra che proiettano a terra nelle diverse ore del giorno. L’osservazione degli alberi è iniziata nei viali e nelle colline di Firenze al tempo dei miei studi in Architettura. La tesi di laurea riguardava il progetto di un parco, per cui pensai che fosse indispensabile prima di tutto conoscere a fondo la materia di progetto, cioè gli alberi. Tutto è nato così. Sono seguiti i viaggi, la ricognizione fotografica e il ridisegno di ogni specie in scala 1:100 secondo quello che avevo individuato essere il “portamento caratteristico” (il “portamento” di un albero lo si riconosce specialmente quando è spoglio!), poi lo studio delle ombre e quello dei colori. Dopo circa vent’anni di indagine è stato pubblicato il volume L’Architettura degli Alberi. Non si tratta quindi di un trattato di botanica, quanto, appunto, di uno strumento di progettazione”.

“…A ogni superficie coperta della città costruita deve corrispondere una superficie di equivalente importanza inedificata e verde (…). La vita degli alberi non può essere misurata con gli stessi parametri del nostro costruire”. Le parole che presentano il volume, “L’architettura degli alberi”, suonano come un manifesto. Un ribaltamento del modo di concepire e costruire parchi e giardini. Qual è a suo avviso, il maggiore ostacolo a una progettazione così attenta e lungimirante?

“La nostra cultura ci educa al dominio dell’uomo sulla natura. Vogliamo essere noi a dare forma agli alberi: allungati, appuntiti, tondi, squadrati... bisognerebbe eliminare le squadre di potatori assoldati dalle amministrazioni comunali e autori di questi scempi! Inoltre i cittadini appaiono perennemente preoccupati dalla convivenza con gli alberi: insetti, foglie che cadono, radici che emergono dai marciapiedi, allergie. Una natura spontanea nei contesti abitati è vista come un nemico da cui difendersi. Infine, credo di non sbagliare nel dire che gli alberi sono considerati un nemico dagli stessi architetti. Mi spiego meglio. Gli alberi tolgono monumentalità all’architettura: se piantassimo quattro querce davanti al Duomo di Milano, sicuramente dopo qualche anno ne avremmo una percezione del tutto ridimensionata… si figuri cosa può accadere ad architetture di dimensioni più modeste”.

 




Dal lavoro e dalle analisi di Leonardi sono nate altre idee e studi rivoluzionari. Primo fra tutti, lo SRA, la Struttura Reticolare Acentrata, che ha portato alla realizzazione della Città degli Alberi di Bosco Albergati. Partito come espansione di un bosco storico, si sviluppa come “parco diffuso”, mutevole e aperto alla fruizione da parte degli abitanti umani. Ne parleremo con Leonardi, la prossima settimana.

Cesare Leonardi è nato a Modena il 3 giugno 1935. Si è laureato nel 1970 presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Firenze, dove ha frequentato i corsi di Leonardo Savioli, Ludovico Quaroni, Leonardo Ricci e Adalberto Libera. Presso la Facoltà di Architettura di Firenze è professore a contratto nel 1981-82. Ha tenuto conferenze a Roma all’INARCH e a Pisa presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”. Ha pubblicato: L’Architettura degli Alberi, Mazzotta, Milano 1982, Il Duomo di Modena. Atlante fotografico, Panini, Modena 1985, La Struttura Reticolare A-centrata (all’interno della rivista “L’arredo della città”, 1988) e Solidi/Solids 1983-1993, Logos, Modena 1995. I suoi progetti di architettura, design e fotografia sono pubblicati su riviste nazionali e internazionali. I suoi lavori fanno parte delle collezioni dei maggiori musei del mondo: MOMA di New York, Victoria and Albert Museum di Londra, Centre George Pompidou di Parigi, Kunstgewerbemuseum di Berlino.

L’Archivio Leonardi è un’Associazione Culturale nata per tutelare e valorizzare l’opera dell’architetto modenese Cesare Leonardi (Modena, 1935), rendendola accessibile attraverso la catalogazione dei materiali presenti nell’archivio e nella biblioteca privata. L’Associazione collabora alla realizzazione di mostre e seminari riguardanti i campi di attività dell’autore: dall’architettura, alla fotografia, dal design alla scultura e pittura. www.archivioleonardi.it

Nelle foto, dall'alto: Olea Europea (disegno di Leonardi); Bosco Albergati – “La città degli alberi”, progetto di piantumazione; Cesare Leonardi in una foto di Joseph Nemeth (2012)