Giardini bioenergetici


Stampa

Quelle ignote potenzialità del verde

L’energia delle piante per la nostra salute

di Laura Mandolesi Ferrini
(l.mandolesi@rai.it)

“Ritengo che ciascun oggetto abbia delle emanazioni, ossia emetta delle vibrazioni specifiche che vanno al di là della sua massa fisica”. Sono le parole di Russel Page, il grande artista dei giardini britannico che amava definirsi “giardiniere”. Dopo di lui, ricerche pionieristiche hanno provato che le emanazioni sentite da Page erano tutt’altro che sensazioni immaginifiche.

Gli esseri viventi, piante comprese, emettono e ricevono onde elettromagnetiche capaci di influenzarsi a vicenda. Da molti anni esiste una ricerca in questo campo. Complessa, discontinua e non sempre pienamente riconosciuta dalla Comunità scientifica internazionale. Nonostante ciò si continua a scandagliare, cercando anche un’applicazione pratica delle prospettive aperte da queste indagini. Marco Nieri, pioniere instancabile in questa ricerca ed esperto del giardino bioenergetico, è a Roma per spiegare come questa disciplina va avanti, fra sperimentazione e nuove scoperte. E, per dirla con Russel Page, per “aprire una porta su un nuovo aspetto di questa realtà (…) su cui ci muoviamo (…) inconsapevoli delle sue potenzialità”.

Marco Nieri, Lei lavora da oltre 20 anni alla realizzazione di spazi terapeutici. Venerdì 12 è a Roma per raccontare la sua esperienza nel campo dell’elettromagnetismo vegetale e delle sue applicazioni pratiche. Un tema affascinante quanto difficile da far comprendere. Sono ancora oggi in molti a non “credere” nell’esistenza di scambi energetici non solo fra le piante, ma fra queste e gli esseri umani. Eppure molti anni sono passati dalle prime intuizioni di Darwin, o dagli esperimenti di Chandra Bose o di Clive Baxter. Cosa manca per dare a queste discipline riconoscimento e dignità scientifica?

“In realtà noi conosciamo ancora poco del regno vegetale, e ancor meno dei meccanismi biologici che sono alla base della vita, nell’uomo come nelle piante. Le discipline scientifiche come la medicina, la fisica e la biologia hanno sempre indagato a compartimenti stagni e rigidamente ancorate al proprio settore. Le affermazioni di ricercatori come quelli che lei ha citato sono nate da osservazioni e intuizioni creative, frutto di un pensiero aperto al nuovo e anche all’apparentemente inspiegabile con le conoscenze del momento. Non è a caso che consideriamo scienza il sapere condiviso e ricerca quello che ancora non è totalmente svelato. Per quanto riguarda la relazione elettromagnetica tra piante ed esseri umani, siamo in un campo dove è estremamente difficile trovare al momento riconoscimento scientifico, per il fatto che è ancora diffusa la compartimentazione tra le varie discipline. E in più ogni disciplina ha al proprio interno una serie di filoni di ricerca e applicazione che non tutti condividono: basti pensare alla medicina energetica, o alla biorisonanza, per non parlare poi di omeopatia, agopuntura ecc… Nel campo vegetale l’innovazione parte in salita, in quanto è profondamente radicata l’idea che le piante siano esseri viventi dotati di una struttura anatomica e biologica semplificata, oltre al fatto che apparentemente queste non hanno una vita di relazione. Oggi gli studi condotti dal LINV –Istituto di Neurobiologia Vegetale di Firenze-guidati dal prof. Mancuso, stanno aprendo nuovi scenari sulla complessità biologica delle piante, come l’esistenza in esse di una sorta di sistema nervoso che permette loro di essere reattive e di svolgere funzioni tali da poter affermare che abbiano una loro forma di intelligenza. Per scoprire qualcosa di nuovo occorre quindi procedere a mente aperta, con la disponibilità a lasciarsi sorprendere da nuovi punti di vista, ma anche con la volontà di approfondire e di ampliare la nostra conoscenza della relazione energetica, elettromagnetica e comunicativa che lega tutti gli esseri viventi. In fin dei conti, gli stessi ostacoli che trovo nel riconoscimento del mio lavoro sono gli stessi che bloccano lo sviluppo delle discipline scientifiche e della medicina: pregiudizi”.

Il suo lavoro non è concentrato solo sui benefici che piante e alberi possono dare all’uomo, ma anche su come i campi energetici possono essere usati nella terapia delle piante stesse. Evitare veleni e prodotti farmaceutici su di loro alla fine non può non avere una ricaduta positiva anche su di noi. Ci può raccontare un esempio concreto di una terapia energetica su un gruppo di alberi?

“Possiamo affermare che la vita stessa è una manifestazione dell’energia, senza la quale non saremmo certo qui. Energia vitale, Vis vitalis, Qi, Prana e tanti altri vocaboli lo hanno sempre espresso. Ce ne accorgiamo quando siamo ammalati o stanchi, non ci manca forse “l’energia”? Noi siamo alimentati di energia elettromagnetica dall’esterno e per questo possiamo creare la nostra energia interna con i processi metabolici mangiando, respirando, muovendoci, cioè vivendo. Anche le piante, come gli esseri umani, sono antenne che si nutrono di energia e nello stesso tempo la emettono. Questo è fuori di dubbio, e ci sono innumerevoli metodi per misurare quella emessa dagli organismi viventi sotto forma di campi elettromagnetici. Nell’uomo ad esempio un semplice elettrocardiogramma ce la rende evidente. Il salto di conoscenza offerto dagli studi che propongo è che le varie funzioni biologiche che avvengono nell’uomo e nelle piante siano regolate da specifiche frequenze elettromagnetiche, come se gli organi o le strutture funzionali fossero delle radio riceventi e trasmittenti sintonizzate principalmente su una frequenza specifica. Lo studio condotto per anni mi ha permesso di comprendere che gli alberi, ad esempio emettono innumerevoli frequenze elettromagnetiche, e alcune di queste sono proprio quelle che interagiscono coi nostri organi. Avevano ragione le antiche culture a consigliare di abbracciare un albero, per ottenere un veloce recupero energetico. Quello che però è importante riconoscere è la qualità oltre che l’intensità di queste frequenze, perché da entrambi questi parametri possiamo ricavare informazioni sulla reale influenza più o meno benefica che possono avere questi campi elettromagnetici sul nostro corpo o sulla salute di una pianta. Spesso le malattie delle piante hanno un’origine energetica. Modificando in meglio l’ambiente dove queste vivono migliora il loro stato di salute. In particolare in questa epoca dove si è moltiplicato l’inquinamento elettromagnetico artificiale si assiste ad un proliferare di malattie microbiche e parassitosi dovute alle aggressioni elettromagnetiche artificiali e al peggioramento delle condizioni naturali. Sovente il nostro staff è intervenuto per risanare piante sofferenti agendo sulla qualità elettromagnetica della Biosfera locale. Un caso eclatante in Belgio fu la liberazione in breve tempo da un parassita (Cameraria ohridella) che infestava un filare di circa 60 Ippocastani, senza somministrare nessun prodotto alle piante. Abbiamo compreso quali campi elettromagnetici indebolivano gli alberi e quindi abbiamo agito sul posto con speciali antenne interrate che hanno modificato le condizioni elettromagnetiche locali, stimolando le naturali difese degli alberi e portando pure beneficio alle persone del luogo. E’ un lavoro non facile e non sempre è realizzabile, ma gli effetti ci sorprendono sempre. Penso che comunque per la cura e il nutrimento delle piante occorra limitare se non evitare l’uso della chimica, le conoscenze ci sono per offrire alternative valide. Per questo recentemente mi sono dedicato allo studio di una serie di prodotti naturali per la cura delle piante che agiscono con efficacia perché determinano in queste una reazione così positiva che esse stesse attivano la loro capacità di contrastare l’agente aggressore, senza inquinare”.

Aprile è stato dichiarato dall’Ifla (International Federation of Landscape Architects) il mese internazionale del Paesaggio. La sua disciplina, lo dice il nome, “Bioenergetic Landscapes” si ispira proprio al paesaggio. Quanto in effetti il suo lavoro si dedica ai giardini privati e/o pubblici e quanto invece al paesaggio in senso lato? Si può dire insomma, che in Italia lo studio delle dinamiche energetiche faccia parte a pieno titolo delle discipline paesaggistiche?

“La disciplina del Bioenergetic Landscapes nasce come metodo per conoscere e utilizzare le potenzialità terapeutiche di qualunque spazio verde in particolare dal punto di vista “energetico”. Per questo la sua applicazione è utile laddove l’uomo possa godere di questi spazi fisicamente, e non solo dal punto di vista estetico, psicologico ed emozionale. I miei studi sono nati scoprendo che con la natura possiamo avere un rapporto nuovo, di consapevolezza, che ci permette di relazionarci col mondo vegetale in una maniera mai pensata prima. Quindi possiamo utilizzare questa tecnica ovunque, su piccoli o grandi spazi, influendo necessariamente anche sul paesaggio, al quale possiamo dare valenze inedite e contenuti speciali. In questo modo ho realizzato giardini privati e pubblici, e sono intervenuto anche nella lettura bioenergetica di grandi parchi storici. Ho anche una attiva collaborazione con architetti e paesaggisti, offrendo loro idee e soluzioni che possono essere lette e comunicate come valore aggiuntivo del paesaggio. Anche un solo albero, benefico e posizionato nel posto giusto, può trasformare uno spazio verde in un luogo terapeutico. Possiamo condividere e comunicare a tutti che esiste e che fa bene. In fin dei conti, perché non farlo?”

Marco Nieri, ecodesigner ed esperto in salute dell’habitat, da oltre 20 anni progetta spazi interni ed esterni con una visione multidisciplinare ricca di esperienze acquisite in Italia e all’estero. Ispirato ai principi di Psicoarchitettura, il suo lavoro abbraccia aspetti ambientali, biologici e percettivi dell’abitare. Per oltre 15 anni ha collaborato con il dott. Walter Kunnen, fondatore dell’Istituto Archibo Biologica di Anversa, studiando con lui gli effetti biologici della Biosfera sulla salute. Ha ideato e messo a punto il “BIOENERGETIC LANDSCAPES”, un'innovativa tecnica per creare parchi e giardini bioenergetici, realizzando spazi verdi terapeutici in Italia e all’estero. All’attività di conferenziere affianca quella pedagogica. Ha pubblicato: BIOENERGETIC LANDSCAPE - La progettazione del giardino terapeutico bioenergetico” ed. Sistemi Editoriali, 2009. E’ inoltre co-autore dei seguenti testi: “la Pianta e l’Architetto”, ed. Sistemi editoriali, 2010; “Nature Urbane”, Editrice Compositori, 2011; “Manuale del Verde in Architettura”, ed. Wolters Kluwer, 2012.