La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette "forze di lavoro potenziali" che, nel 2012 ammontano a 3 milioni 86 mila. Sommando le forze di lavoro potenziali ai disoccupati si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni 831 mila persone nel 2012. Lo rende noto l'Istat, precisando che negli ultimi cinque anni alla contestuale crescita delle persone in cerca di occupazione (da 1 milione 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012), si accompagna l'aumento delle forze lavoro potenziali (+403 mila unità).
I sottoccupati part time, sempre nel 2012, sono 605 mila, 154mila in piu' rispetto al 2011 (+34,1%): essi rappresentano il 2,4% delle forze di lavoro. Nell'Unione europea l'incidenza e' pari al 3,8 per cento. In confronto a cinque anni prima, i sottoccupati part time aumentano di 241 mila unita' (+66,1%, rispetto ai 364 mila del 2007).
Negli ultimi cinque anni i principali indicatori segnalano evidenti difficoltà nella partecipazione al mercato del lavoro non solo dei disoccupati. La crescita del tasso di disoccupazione (dal 6,1% del 2007 al 10,7% del 2012) e' stata accompagnata non solo da una perdita contestuale di 323 mila occupati ma anche dalla crescita delle forze di lavoro potenziali e dei sottoccupati part time.
Fra il 2007 e il 2012 gli inattivi disponibili a lavorare crescono di 434mila unita' mentre risultano in calo quelli (sempre inattivi) che cercano lavoro ma non sono subito disponibili a lavorare (-31mila). Il trend temporale del primo gruppo (inattivi disponibili a lavorare) ha dunque un andamento analogo a quello dei disoccupati, al contrario dell'altro gruppo. Nello stesso arco temporale i sottoccupati part time aumentano del 66,1%, passando da 364 mila nel 2007 a 605 mila nel 2012. I disoccupati e le forze lavoro potenziali considerati insieme fanno registrare infine una crescita nei cinque anni del 39,2%, (+1 milione 641 mila).
In Italia, nel 2012 il valore del tasso di disoccupazione e' leggermente superiore rispetto alla media dei paesi Ue (10,7% contro 10,4%) ma si associa a una quota decisamente piu' elevata della popolazione inattiva piu' contigua alla disoccupazione: il 12,0% delle forze di lavoro a fronte del 4,5% dell'Ue. In particolare, si trovano in Italia un terzo dei circa 8,8 milioni di individui che nei paesi dell'Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare, a fronte di circa l'11% dei disoccupati italiani sul totale dei disoccupati Ue.