"Siamo il Paese con una situazione immobile che dura dieci anni, per quanto riguarda la condizione dei bambini e degli adolescenti". Lo afferma il presidente dellUnicef Italia Giacomo Guerrera, presentando il rapporto 'Il benessere dei bambini nei paesi ricchi' da cui risulta che l'Italia è nella classifica complessiva al 22° posto su 29 paesi.
Nello specifico, l'Italia è al 23° posto nell'area del benessere materiale, al 17° posto nella salute e sicurezza, al 25° posto nell'istruzione; al 21° posto per quanto riguarda le condizioni abitative e ambientali. In Italia il 17% dei bambini - pari a circa 1.750.000 minorenni - vive sotto la soglia di povertà. L'Italia ha anche il più alto tasso ''Neet'' (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l'11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione.
"Il primo problema evidenziato nel nostro Paese è la povertà dei bambini, concentrata nel Meridione, mentre al Nord riguarda prevalentemente le famiglie immigrate", spiega Linda Laura Sabbatini, dell'Istat, intervenuta alla presentazione del rapporto. In Italia "ci sono 723 mila bambini che vivono in povertà assoluta, il 10% si trovano nel Mezzoggiorno - prosegue Sabbatini - Il 2011 c'è stato l'aumento della deprivazione della situazione che riguarda l'infanzia. Il 17% ha avuto problemi per coprire spese come il riscaldamento, il 40% non aveva risorse per affrontare spese straordinarie, e all'11% è mancata la possibilità di nutrirsi adeguatamente con pasti proteici necessari nell'arco della settimana".
Il problema per i ragazzi non riguarda solo la famiglia ma si estende anche alla scuola che "non riesce a svolgere il ruolo di riequilibrio sociale necessario per i bambini provenienti quelle più basse. Così - sottolinea Sabbatini - il percorso di questi studenti rimane segnato a vita e incide anche nell'accesso all'Università dove le distanze sociali permangono".
"Abbiamo chiesto più volte al governo - sottolinea il presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera - di indicizzare le politiche consolidando l'impatto della legislazione sui bambini e gli adolescenti. Non investire su di loro significa condizionare le generazioni del futuro". Chiede quindi "interventi per la scuola pubblica, per contrastare la dispersione scolastica, creare città a misura di bambino e realizzare degli stili di vita adeguati alla condizione di vita attuale". Guerrera ribadisce che "investire sui bambini e l'adolescenza è l'intervento economico più economico" che si possa fare anche per il rilancio del Paese.