Crolla il potere d'acquisto. Si contrae il reddito disponibile. E si riduce la propensione al risparmio. Per le famiglie italiane il 2012, certifica l'Istat, si chiude all'insegna di una crisi sempre piu' profonda. Intanto, la Bce descrive, nel confronto con le altre realtà europee, le peculiarita' dei nuclei italiani: stipendi, e quindi redditi, bassi; ricchezza che arriva in buona parte dal passato, e soprattutto dalla casa di proprieta', e scarso indebitamento. In sostanza, le famiglie italiane tengono grazie a quello che hanno fatto le generazioni precedenti.
La fotografia scattata dall'Istat, del resto, è impietosa. Per il 2012 e per l'ultimo trimestre dell'anno. Il potere di acquisto delle famiglie consumatrici, tenuto conto dell'inflazione, l'anno scorso e' diminuito del 4,8%. Nel quarto trimestre si è ridotto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del quarto trimestre del 2011.
Nel 2012 la propensione al risparmio è pari all'8,2%, con una diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Nel quarto trimestre del 2012, al netto della stagionalita', la propensione al risparmio e' pari all'8,3%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,9 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Ancora, l'anno scorso il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti e' diminuito del 2,1%. Nell'ultimo trimestre dell'anno esso ha registrato una riduzione dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,2% sul quarto trimestre del 2011.
RICCHEZZA ARRIVA DAL PASSATO, ANCORA BASSO L'INDEBITAMENTO
La prima indagine della Banca Centrale Europea sui bilanci delle famiglie dell'Eurozona, uno screening ad ampio raggio che ha coinvolto le banche centrali di 15 paesi dell'Eurozona e che rappresenta la prima analisi armonizzata di un elemento piuttosto difficile da definire, la ricchezza, mette in evidenza tutte le peculiarita' italiane.
Si scopre così che in media la famiglia tipo italiana può contare su un 'patrimonio' (fra liquidi, depositi, titoli e soprattutto abitazioni) pari a 275.200 euro, ben più della media dell'Eurozona (230.800 euro) e nettamente superiore ai 195.200 euro di un nucleo familiare tedesco. Ma le cose cambiano se si va a guardare il reddito, ovvero i soldi su cui una famiglia italiana può contare concretamente per le proprie spese: qui il nostro paese, con 34.344 euro l'anno, finisce sotto la media europea (37.843 euro) e ben lontano dalla Germania, dove il reddito familiare e' quasi un terzo superiore al nostro, e pari a 43.531 euro.
Le famiglie italiane, però si prendono la rivincita sul fronte dei debiti, con un record positivo, ovvero quello del numero più basso di famiglie indebitate, solo il 25,2% del totale contro il 65% di Cipro e Paesi Bassi. E anche i 'soliti' tedeschi sono lontani con il 47,4% di famiglie con debiti. Inoltre, rispetto agli attivi disponibili l'indebitamento delle famiglie italiane e' fra i piu' bassi, con una percentuale dell'11,7% contro il 28,4% delle famiglie tedesche. Quanto al 'peso' di tale debito, l'Italia e' invece nella media europea visto che il costo sostenuto per pagarlo assorbe il 13,2% del reddito disponibile (14% nell'Eurozona).
UNA FAMIGLIA SU CINQUE SOTTO LA SOGLIA DI POVERTA'
I dati medi, però, vanno tarati rispetto alla tradizionale polarizzazione della ricchezza in Italia. Rispetto al reddito medio dell'Eurozona, in Italia una famiglia su cinque, per l'esattezza il 19,8%, è al di sotto della soglia di povertà. Fissando la soglia a 9200 euro (valore medio per l'Eurozona nel suo complesso), la percentuale di poveri scende al 2,1% in Finlandia e schizza al 57,4% in Portogallo e all'80,7% in Slovacchia. Considerando invece le soglie nazionali (per l'Italia a 8500 euro) la percentuale di poveri nel nostro paese scende al 16,5% mentre in Slovacchia crolla all'8,3%.
Un primato assoluto spetta all'Italia per quanto riguarda la casa. Le famiglie italiane sono ai vertici europei per le abitazioni di proprietà (le possiede il 69% del totale) ma sono anche quelle meno indebitate in mutui: li ha contratti appena l'11 per cento del totale, il livello più basso dell'Eurozona (dove la media e' del 23,1%), poco sopra il 10% delle famiglie slovacche.
A spiegare quello che sembra un paradosso e' ancora il 'contributo' del passato. I numeri italiani vengono spiegati con il peso dei risparmi accumulati in passato (almeno fino allo scoppio della crisi finanziaria) e gli aiuti economici forniti dalla famiglia di origine, che limitano la necessita' di ricorrere all'indebitamento. E, quindi, ai mutui. Nell'Eurozona il valore mediano del debito per un mutuo è di 68.400 euro, mentre in Italia tocca i 75mila euro. Il top si registra nei Paesi Bassi con 131.000 euro.
CONFCOMMERCIO, PESSIME PROSPETTIVE. CONSUMATORI, TENUTA SOCIALE A RISCHIO
A preoccupare le associazioni di categoria e quelle dei consumatori, sono ovviamente soprattutto i dati Istat. La riduzione del potere d'acquisto delle famiglie registrato nel 2012, "non solo e' il peggior dato degli ultimi 30 anni, ma ha anche portato a cinque gli anni consecutivi di riduzione del reddito disponibile reale e questo spiega abbondantemente la riduzione rilevata sul versante dei consumi nel 2012, nonostante le famiglie abbiano aumentato la propensione al consumo salita ad oltre il 92%", commenta l'Ufficio Studi Confcommercio.
Il crollo record del potere di acquisto "ha messo in difficolta' economiche quasi una famiglia su quattro (24 per cento), ma la situazione e' destinata addirittura a peggiorare per quasi la meta' degli italiani (48 per cento)", evidenzia un'analisi Coldiretti-Swg.
"Tradotto in cifre significa che una famiglia di 3 persone ha avuto nel 2012 una perdita del potere d'acquisto equivalente a 1.678 euro (1.380 una famiglia di 2 componenti e 1.848 una di 4). Una tassa tanto invisibile quanto spietata, dato che sta dissanguando gli italiani nell'indifferenza delle istituzioni, a cominciare dal Governo", aggiunge il Codacons. "Ancora una volta l'Istat rileva un calo del potere d'acquisto e dei risparmi, pericolosissimo per la stessa tenuta democratica del Paese", avverte Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum. "Il disagio sociale in cui versa il nostro Paese - prosegue Giordano - con 1.000.000 di licenziamenti nel 2012, unitamente ai 4.000.000 di cittadini italiani al di sotto della soglia di poverta', con retribuzioni che non reggono l'inflazione e un calo del potere d'acquisto comparabile a quello del 1990 rischia di esplodere, in assenza di interventi".