L'esercito degli scoraggiati cresce ancora e nel 2012 arriva ad oltrepassare quota 1,6 milioni. Si tratta di persone rassegnate davanti a un mondo del lavoro chiuso, che non cercano più lavoro giudicando impossibile trovarlo. Ad alimentare le fila dei 'senza speranza' sono soprattutto gli over-34, ovvero chi con tutta probabilita' ha alle spalle diversi anni di tentativi andati a vuoto. Tra i 35 e 64 anni si contano, infatti, oltre un milione di scoraggiati, in aumento del 10% rispetto al 2011. Insomma, vista l'età, chi getta la spugna potrebbe avere buoni motivi, essersi ritrovato dopo tante prove con le spalle al muro, tanto da ritenere completamente inutile inviare curriculum, partecipare a selezioni e adempiere a ogni altra forma di ricerca.
L'avanzata degli scoraggiati, emersa dai dati ricavati dall'ANSA su I.Stat, il datawarehouse delle statistiche Istat, coincide con l'acuirsi della crisi e con la crescita della disoccupazione. La recessione non fa quindi altro che allargare l'area del disagio lavorativo. Basti pensare che in Italia a 1 milione e 600 mila rassegnati si aggiungono quasi 3 milioni di disoccupati, coloro che non hanno un'occupazione ma che, a differenza degli scoraggiati, non sono ancora così sfiduciati da rinunciare alla ricerca.
Chi non ripone più alcuna speranza nel mercato del lavoro nella maggior parte dei casi ha superato i 30 (1 milione e 150 mila ha tra i 35 e 64 anni); si trova nel Mezzogiorno (1 milione e 90 mila) ed è donna (1 milione 96 mila). Tutti fattori di svantaggio già ben noti: ormai non è un segreto che essere assunti diventa sempre più difficile con il passare degli anni, è senz'altro più arduo al Sud ed è molto più complicato per la componente femminile.
Ma non siamo i soli a soffrire lo scoraggiamento: secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nell'Unione europea il fenomeno è cresciuto in media del 29% tra il 2008 e il 2011, con quindi molti disoccupati che, sfiduciati, hanno smesso di andare a caccia di un posto. In occasione del nuovo meeting, aperto a Oslo, l'Ilo fa inoltre sapere che negli ultimi sei mesi un milione di persone ha perso il lavoro e il totale dei disoccupati ha superato i 26 milioni, ovvero 10,2 milioni in più rispetto al 2008. L'Ilo sottolinea inoltre come il peggiorare della situazione occupazionale comporti anche un rischio di disordini sociali in aumento del 12% a confronto con l'inizio della crisi. Tornando all'Italia, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni avverte: ''Già la nostra economia è cattiva, se si aggiunge la mancanza di governo, dai guai passiamo all'inferno''.