di Fabrizio de Jorio
“Se la civiltà di un paese si misura dalla condizione femminile, non possiamo definire civile un paese dove viene uccisa barbaramente una donna ogni tre giorni, dove l’importanza della donna viene costantemente svilita e avvilita, dove la violenza e l’insulto contro le donne viene tollerato e accettato, anche e soprattutto all’interno delle mura domestiche che dovrebbero proteggerle”. Lo ha detto Ilaria Borletti Buitoni, aderendo alla campagna di sensibilizzazione contro il femminicidio e la violenza contro le donne, lanciata da Serena Dandini, Maura Misiti, Marisa Ferrari Occhionero, Titti Carrano, Fiorenza Sarzanini e tante altre donne insieme a decine di associazioni.
Serena Dandini, Maura Misiti, e Marisa Ferrari Occhionero, all’Auditorium di Roma, nella cornice delle libreria dedicata ai bambini, hanno presentato Ferite a Morte, una piéce teatrale, ma anche un manifesto contro la violenza sulle donne e contro il femminicidio. Lo spettacolo che si terrà a Roma l’8 aprile all’Auditorium, fa parte di un progetto globale che aggrega molte realtà, iniziative culturali e sociali, volte a sensibilizzare sia l’opinione pubblica, sia le istituzioni sul tragico fenomeno delle violenze e degli omicidi di cui la donna è vittima. Tante le sigle che aderiscono ai progetti artistici, culturali, sociali per la tutela della donna e per creare le condizioni di una prevenzione dal fenomeno che vede sempre più donne vittime di violenze psico-fisiche: UDI Nazionale, Unione Donne in Italia Casa Internazionale delle Donne GiULiA, Giornaliste Unite, Libere, Autonome Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa onlus, D.i.Re Donne in Rete Contro la violenza, Piattaforma CEDAW “30 anni lavori in corsa CEDAW”, sono alcune delle associazioni che partecipano al grande progetto che vede impegnate migliaia di donne, centinaia di associazioni e centri antiviolenza sparsi in tutta Italia che attraverso D.I.Re, donne in rete contro la violenza, assistono tante donne violate, fisicamente e psicologicamente, che spesso devono fuggire da casa per non rischiare la vita.
Ferite a Morte, progetto teatrale con tappa a Roma l’8 aprile
E’ già sold out lo spettacolo dell’8 aprile “Ferite a morte” di Serena Dandini e Maura Misiti in scena all’Auditorium di Roma. La prevendita è stata un successo. “Dovevamo aumentare il costo del biglietto”, ci ride su Serena Dandini, prima di introdurre l’argomento che ha dato il via allo spettacolo teatrale. “Ci siamo ispirate alla cronaca e alle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un ex”. Nella spettacolo, aggiunge Dandini “come in uno Spoon River del femminicidio, ogni donna si racconterà, senza riserve e soprattutto condividendo dolore, emozioni, nella speranza che quelle violenze non accadano più, a nessuna donna”.
Sul palco a Roma, insieme a Serena Dandini, che si è avvalsa della collaborazione di Maura Misiti, ricercatrice del CNR, ad interpretare le vittime ci saranno le più importanti attrici e donne leader nella politica, nella cultura: Sonia Bergamasco, Emma Bonino, Margherita Buy, Susanna Camusso, Federica Cifola, Lella Costa, Concita De Gregorio, Orsetta De Rossi, Piera Degli Esposti, Donatella Finocchiaro, Iaia Forte, Sabrina Impacciatore, Paola Minaccioni, Maura Misiti, Carlotta Natoli, Isabella Ragonese, Fiorenza Sarzanini.
Allo spettacolo parteciperà anche Anna Bonaiuto, vincitrice in passato di Coppa Volpi a Venezia, David di Donatello, Nastro d’Argento e premio Ubu per il teatro. Ha lavorato con i migliori attori e registi italiani ed è ora al cinema con Viva la libertà di Roberto Andò con Toni Servillo.
La Dandini è riuscita a mettere su un cast d’eccezione: mai viste tante donne così rimarchevoli e note per il loro impegno politico, artistico, culturale, sociale, recitare su un palco. Alcune sono attrici per caso, ognuna delle quali, ci spiega Dandini, “reciterà una breve storia, scritta per ciascuna di loro, pensata in chiave teatrale per sensibilizzare, attraverso il linguaggio della drammaturgia, le Istituzioni italiane e l’opinione pubblica circa un fenomeno dai dati ancora incerti, ma che comporta in Italia – come ci raccontano le rare statistiche – una vittima ogni due, tre giorni”. Lo spettatore rimane rapito, nonostante la scenografia sia sobria, senza effetti speciali: un grande schermo rimanda filmati evocativi. Uno spettacolo drammatico, giocato però su un linguaggio leggero, a tratti ironico, quasi grottesco, sagace e incisivo, proprio della satira di Serena Dandini. L’unico uomo in scena, Luca De Gennaro, di professione dj, propone la musica che serve per cambiare pagina tra un racconto e l’altro.
Il Piano nazionale antiviolenza e le statistiche delle violenze sulle donne in Italia: 7 milioni vittime di violenze dentro e fuori casa
Maura Misiti, ricercatrice del Cnr e coautrice insieme a Serena Dandini dei testi dello spettacolo Ferite a Morte, sottolinea come “l’Italia sia sempre meno un paese per donne, tanto che è tornata ai livelli di sei anni fa nelle statistiche mondiali sulle pari opportunità tra donne e uomini. In questo già grave contesto, il fenomeno della violenza contro le donne italiane e straniere è un elemento di ulteriore inquietudine”. Tra il 2008 e il 2009, secondo i dati ufficiali Istat relativi alle indagini sulla sicurezza delle donne, oltre 10 milioni di donne tra i 14 e i 65 anni, hanno subito nella loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato perpetrata da partner (violenza domestica) o da altri uomini, parenti, amici, colleghi, conoscenti, sconosciuti. Altro dato, non aggiornato, fermo quindi al 2006, rileva un fenomeno allarmante: quasi 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita, dentro e fuori la famiglia.
A questi numeri si aggiungono circa 1 milione di donne vittime di stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner. “Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate”, aggiunge Maura Misiti.
Un record fortemente negativo, sottolinea Misiti, “al quale si aggiunge il fatto che non abbiamo un dato certo nazionale aggiornato. Uno dei pochi centri che si dedica a raccogliere questi dati è La Casa delle donne di Bologna, che però è costretta a farlo con i ritagli di giornale”. Dal 2010 c’è il Piano nazionale antiviolenza, redatto dall’allora ministra delle pari Opportunità Carfagna. E’ stato un primo passo che però oggi è “praticamente decaduto -spiega Titti Carrano, avvocato e presidente dell’associazione D.i.Re- tutte le donne lo attendevano ma è risultato essere inadeguato alle aspettative delle donne perché le risorse sono esigue rispetto al fenomeno da fronteggiare”. Basti pensare che, “come ha detto Maura Misiti, l’ultima rilevazione sul fenomeno delle violenze alle donne risale al 2006 e l’ha fatta l’Istat”. Per questo Carrani si rivolge a tutte le istituzioni, locali e nazionali, in particolare al prossimo governo e al Parlamento: “C’è bisogno di formare le forze dell’ordine per capire quando una donna è vittima di violenza anche se non lo denuncia per paura, ma soprattutto bisogna ratificare la convenzione del Consiglio d’Europa sugli interventi e strumenti sociali e legali sulla violenza alle donne”. Carrano sollecita anche l’istituzione di altre Case Rifugio per fare fronte ai numeri del fenomeno e per assistere le vittime in un percorso globale su tutto il territorio nazionale, ma anche “fondi e risorse finanziarie alle associazioni operative sul territorio per mantenere efficienti le strutture di sostegno alle donne vittime di abusi e violenze”.
Femminicidio: dal 2005 al 2012 le donne uccise sono 877 ma non ci sono dati ufficiali. Nel 2012 sono 110 le donne uccise. Le associazioni chiedono la ratifica della Convenzione di Istanbul. I 5 punti del manifesto antiviolenza
Il sintomo più clamoroso del fenomeno della violenza contro le donne sono i femminicidi. “In Italia non ci sono dati ufficiali - dice Maura Misiti - e per questo sono numeri sicuramente sottostimati, che rivelano una escalation di violenza. Sono 877 le donne uccise dal 2005 ad ottobre 2012”. Secondo i dati Istat, le donne uccise lo scorso anno sono state 110. La risposta alle donne che chiedono aiuto è presidiata e gestita con abnegazione sul territorio dai centri antiviolenza, tra questi l’associazione D.i.Re, donne in rete contro la violenza che raggruppa oltre 60 associazioni di donne in tutta Italia.
Nel 2011 le donne in situazione di violenza intra ed extra familiare che si sono rivolte centri antiviolenza sono state 13.137. “Di queste, dice Titti Carrano, presidente D.iRe- quelle che si sono rivolte ad un centro antiviolenza per la prima volta rappresentano quasi il 70%, questo dato conferma la diffusione del fenomeno della violenza sulle donne e la necessità della presenza sul territorio di luoghi preposti a sostegno delle donne”. L’associazione ha anche redatto un manifesto in cinque punti con altrettante richieste politiche rispetto alla violenza contro le donne che, dice Titti Carrano “non devono mancare nel programma politico del futuro governo”.
Il primo punto riguarda “politiche e interventi seri e duraturi su tutto il territorio nazionale, tra cui l’ immediata legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul 2011) con l’adozione delle misure prescritte e con interventi concreti e duraturi anche nel programma finanziario di Governo”.
Il secondo punto riguarda il rinnovo del Piano nazionale contro la violenza alle donne del novembre 2010, con garanzia di “stanziamenti economici adeguati e costanti ai Centri antiviolenza/Case rifugio su tutto il territorio nazionale anche da parte degli enti locali e riconoscimento del livello essenziale di assistenza sociale (LIVEAS) per la violenza contro le donne.
L’Associazione D.i.Re si pone anche come referente nazionale e locale nelle azioni di prevenzione, di formazione e di contrasto sul tema della violenza maschile contro le donne.
Il quarto e quinto punto riguardano la rilevazione dei dati sistematica, integrata e omogenea sulla violenza contro le donne su tutto il territorio nazionale in sinergia tra i diversi attori pubblici e i privati specializzati e la promozione di campagne di sensibilizzazione nazionali e locali per contrastare la violenza maschile contro le donne, rivolte a tutta la popolazione e in particolare agli uomini, vigilando su ogni forma di comunicazione offensiva della dignità delle donne. Tra le iniziative a tutela delle donne, anche No More, Convenzione nazionale contro il femminicidio e la violenza maschile sulle donne, che si prefigge l’obiettivo “di avanzare una proposta politica unitaria, aperta all’adesione e alla sottoscrizione di realtà nazionali, locali e singole persone”. No More, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, 25 novembre, chiese al governo e alle forze politiche “una revisione del Piano nazionale contro la violenza” anche perché “oggi l’Italia è ancora del tutto inottemperante rispetto agli standard e agli impegni internazionali”. Concetto ribadito da Serena Dandini:” C’è bisogno di un impegno da parte anche della politica e delle istituzioni per contrastare, ma soprattutto prevenire la violenza sulle donne”, anche perché “la violenza maschile sulle donne, non è solo una questione privata ma anche politica e sociale perché coinvolge, oltre alle donne anche i bambini e le bambine, vittime anche loro delle conseguenza della violenza e del femminicidio”.
Il variegato universo delle associazioni che rappresentano le donne, insieme a Serena Dandini, Marisa Ferrari Occhionero, sociologa dell’Università la Sapienza, delegata del Rettore per le Pari Opportunità e Titti Carrano, chiedono e sollecitano l’Europa e l’Italia “ad adottare e ratificare le raccomandazioni prodotte in tema di violenza contro le donne, in particolare la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) ma anche “campagne di sensibilizzazione nazionali e locali a contrasto della violenza maschile sulle donne rivolte a tutta la popolazione e in particolare agli uomini”. La scuola, nella formazione culturale e nel rispetto per le donne è determinante: per questo le associazioni chiedono anche che “nelle scuole e nelle università la didattica affronti anche argomenti legati alla discriminazione e della violenza di genere, con particolare attenzione all’adozione di libri di testo che non veicolino pregiudizi di genere nel linguaggio e nei contenuti”.