Confcommercio, consumi ancora indietro

Coldiretti, crolla anche la spesa f

Consumi ancora in rallentamento nel mese di febbraio. Stando all'indicatore di Confcommercio la diminuzione, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, è del 3,6%, mentre su base mensile il dato è invariato. In termini di media mobile a tre mesi l'indicatore, corretto dai fattori stagionali, segnala un nuovo arretramento, proseguendo nella tendenza avviatasi a settembre del 2011. ''Non si intravedono, per adesso, segnali di una possibile inversione di tendenza nel breve periodo'', avverte l'organizzazione.

Il calo di febbraio riflette una diminuzione dell'1,9% della domanda relativa ai servizi e del 4,4% della spesa per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2012 quasi tutti gli aggregati hanno mostrato una contrazione dei volumi acquistati dalle famiglie. Il dato piu' negativo e' ancora quello relativo ai beni e servizi per la mobilita', la cui domanda registra una riduzione del 7,6%. La flessione di febbraio, seppure meno grave rispetto a quanto rilevato in precedenza, si inserisce in un contesto che ha visto ridursi in due anni la domanda per i beni e servizi considerati nell'aggregato di circa il 25% in volume.

Riduzioni dei consumi particolarmente significative hanno interessato anche gli alimentari, le bevande ed i tabacchi (-4,7%), gli alberghi ed i pasti e le consumazioni fuori casa (-3,7%), l'abbigliamento e le calzature (-3,6%) ed i beni e servizi per la casa (-3,6%), tutti segmenti che scontano da tempo un arretramento della domanda.

Solo il complesso dei beni e servizi per le comunicazioni ha mostrato una variazione positiva delle quantita' acquistate dalle famiglie (+2,9% rispetto l'analogo mese del 2012), dinamica da attribuirsi in larga parte alla componente relativa ai beni.

Coldiretti, crolla anche la spesa
Crolla a gennaio e febbraio del 2013 la spesa per i prodotti base dell'alimentazione con un taglio dei consumi che conta un -4,2% tendenziale della frutta, del 3% per gli ortaggi mentre si registra un calo delle macellazioni delle carni del 7 per cento. E' quanto emerge da una analisi condotta dalla Coldiretti che conferma l'allarme sul calo dei consumi lanciato da Confcommercio. A diminuire in maniera significativa sono stati anche gli acquisti familiari di grana padano, pari al 7,5%, e di parmigiano reggiano del 3,3% anche per la concorrenza dei similgrana con minori garanzie qualitative ma venduti a basso costo. A variare non e' stato quindi solo il menu "ma anche - precisa una nota - il livello qualitativo dei prodotti acquistati con un preoccupante forte aumento della presenza di cibi low cost che non sempre sono in grado di garantire standard di qualita' e sicurezza elevati. Ma con la crisi in un anno - conclude la Coldiretti - e' anche praticamente raddoppiata al 12,3% la percentuale di italiani che dichiara di non poter approntare un pasto adeguato in termini di apporto proteico ogni due giorni".

Codacons, calo consumi alimentari è da terzo mondo
Il calo dei consumi di febbraio indicato dalla Confcommercio è ''drammatico'' in particolare per quanto riguarda gli alimentari, che, ''in quantità, precipitano del 4,7% rispetto a febbraio 2012''. Lo evidenzia il Codacons, che sottolinea come questa voce stia ''scendendo ininterrottamente dal 2007: -1,8% nel 2007, -3,3% nel 2008, -3,1% nel 2009, -0,7% nel 2010, -1,8% nel 2011, - 3% nel 2012''.

La ragione di questo crollo, spiega l'associazione dei consumatori, ''e' che un terzo delle famiglie italiane non riesce più ad acquistare tutto il cibo di cui necessita. Bisogna tornare alla fine degli anni '70 per avere consumi alimentari pro capite così bassi. Ormai, come ci dicono i dati Istat, il 12,3% della popolazione non riesce piu' a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Insomma, si tratta di dati da Terzo mondo''.

Per questo, prosegue la nota, ''è fondamentale non aumentare più le tasse che colpiscono indiscriminatamente tutti, ricchi e poveri, come ad esempio l'aumento dell'Iva, tassando, se proprio si deve, solo quelli che se lo possono permettere''. Secondo il Codacons l'aumento dell'Iva porterebbe a una crescita dell'inflazione di almeno lo 0,6%.