di Paola Scaramozzino
(p.scaramozzino@rai.it)
Al carcere minorile di Casal del Marmo tre le autovetture targate Stato del Vaticano che alle 17.25 oltrepassano l’ingresso dell’Istituto. Fuori tante persone venute a salutare il Pontefice e tanta Polizia. Nell’auto al centro, con il finestrino abbassato, Papa Francesco risponde ai saluti di tutti. Nel piazzale del carcere siamo disposti su due file da una parte e l’altra della strada. Sul fronte sinistro i giornalisti, cineoperatori e fotografi, su quello destro parenti di chi in questo luogo ci lavora. Pochi minuti e le vetture sono ingoiate da un enorme portone di ferro grigio. Quello che succederà da lì a qualche ora dopo lo potremo sentire solo dalle frequenze di radio Vaticana. E ascoltando la celebrazione della Lavanda dei piedi, la frase del Pontefice “Questo segno è una carezza di Gesù”, è una sorta di tam- tam che si fa strada fra la gente. E ancora “Io amo questo gesto” che ha ripetuto per sei volte lavando, asciugando e baciando il piede dei dodici ragazzi che “si sono scelti” per questa celebrazione.
A padre Gaetano Greco, cappellano di Casal del Marmo, vicinissimo a i 49 ragazzi di tutte le nazionalità che scontano i loro reati qui, chiediamo come hanno accolto il fatto che il Papa venisse da loro nella sua prima visita pastorale.
“L’emozione non si può raccontare. Proprio come ha risposto papa Francesco a quel ragazzo che gli ha chiesto ma perché è voluto venire proprio qui? E il Papa: ”Mi è venuto dal cuore, mi aiuta ad essere umile e servitore come deve essere il vostro Vescovo” e ancora “Le cose che vengono dal cuore non hanno spiegazioni”. I ragazzi prima erano intimiditi, poi di 12 se ne sono offerti 27, e alla fine abbiamo deciso di far entrare le due ragazze, un’italiana e una serba. Sono usciti i più grandi anche se uno alla fine è rientrato perché all’ultimo un giovane si è sentito male“
Come hanno reagito i ragazzi musulmani o di altre religioni?
“All’inizio forse erano indifferenti ma poi li ho visti perdersi nel Papa. Lo vedono come un padre o un nonno che va a trovare i suoi nipotini. Molti lo chiamano addirittura Papà Francesco. Per una volta si sono sentiti al centro delle attenzioni e non più come reietti della società.
Cambierà la vita di questi giovani la visita del Pontefice?
“Intanto i ragazzi sono più sereni. Poi ho visto alcuni di loro chiedere perdono . Un seme è stato buttato, bisognerà vedere se germinerà. Con il tempo….La cosa più difficile per loro è sì stare qui dentro ma lo scoglio grande è il momento in cui usciranno. Molti non hanno mai avuto una famiglia che li ha seguiti. Altri ce l’hanno lontana. C’è sofferenza”
La celebrazione della Lavanda dei piedi si è conclusa. Le tre vetture sono riapparse e con le stesse modalità dell’entrata sono uscite. Papa Francesco ci è passato vicinissimo e ha salutato con quel suo sorriso dolce. Escono anche gli ospiti della funzione. In tutto nella cappella del carcere ci saranno state un centinaio di persone. Di più nella palestra dove il Pontefice ha abbracciato e baciato tutti e 49 i ragazzi detenuti. Le prime a raggiungere l’uscita sono tre sorelle Canossiane.
Suor Giuliana ci dice con la voce che si rompe più volte e non trattiene le lacrime:” Mi ha emozionato vedere il Santo padre baciare i piedi di questi ragazzi e vedere che Lui stesso era emozionato. “Non fatevi rubare la speranza”, ha detto loro e mi sembra un messaggio bellissimo. Non fatemi dire altro, non ce la faccio. “. Dopo di lei un gruppo di ragazzi che fanno qui volontariato. Stefania ha 33 anni e da sei viene qui guidata da padre Gaetano.
“Papa Francesco mi ha fatto vivere il messaggio di Cristo: l’amore è l’unico modo per andare avanti”.
Perché ha scelto di stare accanto a questi ragazzi?
“Perché sono troppo fortunata , io ho una famiglia, degli amici, delle persone che mi vogliono bene e si preoccupano per me. Tutti potevamo essere al posto di ognuno di questi giovani”.