di Sandro Calice
di Bryan Singer, Usa 2013, fantasy (Warner Bros.)
Fotografia di Newton Thomas Sigel
con Ewan McGregor, Nicholas Hoult, Stanley Tucci, Warwick Davis, Bill Nighy, Ian McShane, Ewen Bremner, Eddie Marsan, Eleanor Tomlinson, John Kassir, Ralph Brown, Ben Daniels, Daniel Lapaine, Lee Boardman, Angus Barnett.
Non c’è nulla di più spaventoso di una vecchia favola. Se poi è illustrata con lo stato dell’arte della tecnologia a disposizione, rischia di essere anche divertente.
Ci fu un tempo in cui i antichi e potenti monaci vollero avvicinarsi a Dio e crearono dei fagioli magici la cui pianta arrivava fino al cielo. Sopra le nuvole però scoprirono un popolo di giganti feroci e cannibali che invasero la Terra: solo il coraggio di un grande re e il suo magico manufatto li sconfisse e li ricacciò nel loro mondo. Sin da bambino Jack si è sentito raccontare questa leggenda da suo padre, che ora non c’è più. Mai avrebbe pensato che un giorno, per l’amore di una principessa e per difendere tutto quello che ama, si sarebbe arrampicato su quella pianta di fagioli e avrebbe fronteggiato quegli spaventosi giganti. Ora il destino del nostro mondo dipende da lui e da un manipolo di pochi coraggiosi.
Ispirandosi al classico “Jack e la pianta di fagioli”, favola della quale ovviamente esistono numerose versioni, Singer (“I soliti sospetti”, X-Men 1 e 2 e il prossimo “Giorni di un futuro passato”) deve necessariamente inventare una storia più complessa del gigante che dice “ucci ucci sento odor di cristianucci”, per dispiegarla all’interno di un intero film. E lo fa muovendosi nel solco tracciato a Hollywood negli ultimi anni, quello di riscrivere in chiave più adulta e spesso horror alcune classiche favole per bambini: una “moda” iniziata probabilmente (e inconsapevolmente) con “I fratelli Grimm e l’incantevole strega” di Terry Gilliam, e poi proseguita tra alterne fortune e qualità con i vari “Cappuccetto Rosso Sangue”, “Biancaneve e il cacciatore” o il prossimo “Hansel e Gretel cacciatori di streghe”. Il risultato è apprezzabile, sia dal punto di vista della narrazione (personaggi efficaci, una storia epica che si svolge in un solo giorno, scene di combattimento spettacolari) che da quello tecnico (Singer gira direttamente in 3D e usa con bravura la simul-cam sperimentata da Cameron in “Avatar”). Non un capolavoro, ma un film con una serie di “messaggi” semplici e positivi per i più piccoli e divertente per gli adulti: di certo non avrete nemmeno un singolo momento, nelle circa due ore di durata, per annoiarvi.
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