di Valerio Ruggiero
La pena di morte continua ad arretrare nel mondo. L’ultima battaglia è stata vinta nel Maryland: il 15 marzo, su impulso del governatore democratico O’Malley, lo Stato di Baltimora è diventato il diciottesimo, negli Usa, a cancellare la pena capitale dal proprio ordinamento giudiziario.
Ma non sempre le notizie sono così buone per il movimento abolizionista: a fronte della costante diminuzione delle esecuzioni capitali, alcuni Paesi segnano preoccupanti passi indietro. E’ il caso del Giappone, che a febbraio ha eseguito tre condanne a morte, le prime sotto il nuovo governo del premier Shinzo Abe, in carica dal dicembre 2012. E nel braccio della morte delle carceri nipponiche vivono ormai 134 detenuti, il numero più alto dal 1949.
Il boia è tornato al lavoro anche in India, al centro dei riflettori per la controversa vicenda dei marò. Per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, New Delhi ha fornito all’Italia garanzie sull’inapplicabilità della pena capitale; ma non è così per i cittadini indiani. Dopo otto anni di sospensione di fatto, nel giro di tre mesi sono stati impiccati due condannati. E altri quattro rischiano l’esecuzione a breve, dopo che le loro domande di grazia sono state respinte.
Alla vigilia del nuovo Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte, atteso il 10 aprile, gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione per i diritti umani - che da decenni si batte per l’abrogazione in tutto il mondo - danno qualche motivo di speranza, ma anche di preoccupazione. Ecco i numeri.
- I Paesi che hanno abolito la pena di morte, nelle leggi o nella pratica, sono 140. Di questi, 97 lo hanno fatto per qualsiasi reato, 8 solo per i crimini ordinari; altri 35 non hanno compiuto esecuzioni nell’ultimo decennio, o hanno assunto l’impegno a non eseguire condanne capitali.
- I Paesi che invece ancora mantengono la pena di morte sono 58; ma il numero degli Stati dove le condanne sono state eseguite è, fortunatamente, più basso.
- Dal 2002 a oggi, i Paesi che hanno abolito la pena capitale per tutti i reati sono ben 21.
- Nel 2011, 21 Paesi hanno eseguito condanne a morte; dieci anni fa erano 31.
Dal gennaio 2013, tuttavia, sono già molte decine i detenuti “giustiziati” nel mondo. In base ai dati conosciuti, guida la funesta classifica l’Iraq, con almeno 91 morti, seguito dall’Iran con almeno 49 e dall’Arabia Saudita con almeno 14. Per non parlare della Cina, che continua a tenere segreti i dati ma che è unanimemente ritenuto il Paese al mondo dove il boia è più attivo.
E sebbene negli ultimi anni sia diminuito in molti Paesi il numero di condanne, esecuzioni e detenuti in attesa nel braccio della morte, grazie alla commutazione delle sentenze in ergastoli, ci sono aree in cui la pena capitale ha fatto registrare un’espansione. La recente crescita di fenomeni criminali legati a droga e terrorismo hanno spinto alcuni Stati ad estendere i reati punibili con la morte: è il caso della Siria, dell’Egitto, del Bangladesh, della Nigeria. In Liberia e in Uganda si è invece tentato di introdurre la pena capitale per i rapporti omosessuali, e solo la forte reazione internazionale ha costretto i rispettivi governi ad innestare la retromarcia. La strada verso la scomparsa della pena capitale nel mondo resta insomma in salita e disseminata di vecchi e nuovi ostacoli.